La guerra "premia" il porto di Trieste: ad aprile record storico di container dall'Oriente al Friuli

Giovedì 5 Maggio 2022 di Marco Agrusti
Container al porto di Trieste

TRIESTE - Non è ancora la nuova Via della seta, che è pronta sul tavolo dei giganti della logistica ma non è ancora decollata.

Ma c’è già un effetto pratico del “taglio” della Russia dai traffici commerciali mondiali: ad aprile, infatti, il porto di Trieste (principale scalo del Friuli Venezia Giulia nonché tra i più importanti dell’Adriatico) ha toccato il record storico di container che sono stati fatti sbarcare dalle maxi-navi e che hanno preso poi la via dell’Europa. Il motivo? Uno solo, l’incremento delle rotte provenienti dall’Asia. Ora però un’incognita è rappresentata dalle petroliere, dal momento che una buona quota del greggio che attracca in Friuli Venezia Giulia arriva proprio dalla Russia. 


LO SCATTO


«Paradossalmente - spiega il presidente dell’Autorità portuale di Trieste, Zeno D’Agostino - la guerra in Ucraina non ci ha danneggiati, ma ci ha creato un vantaggio, anche se si stratta di un dramma umanitario». Il vantaggio di cui parla è quello di cui gode il complesso sistema portuale del Friuli Venezia Giulia, penalizzato sì dallo stop dell’acciaio da Mariupol (ora sostituito con materiale in arrivo dall’Estremo Oriente o dal Sudamerica) ma favorito dal cambio di prospettiva dei giganti d’Oriente se si parla di container. «Il record storico di aprile - ha proseguito D’Agostino - testimonia questa tendenza. Il Mar Nero, pur non essendo del tutto chiuso (i porti rumeni e turchi, ad esempio, funzionano ancora, ndr) è percepito ormai come non sicuro. E si trattava di un bacino in netta espansione negli ultimi anni. Lo scalo di Costanza (Roman ia, ndr) attirava molte navi che adesso stanno iniziando a percorrere l’Adriatico, fino a Trieste». Scaricano container che poi, via camion o via treno, raggiungono i mercati di tutta Europa. Contengono letteralmente di tutto e nella maggior parte dei casi arrivano dalle “Tigri” d’Asia. «La nostra tratta marittima - prosegue sempre Zeno d’Agostino - diventa ogni giorno più importante e rappresenta, nella percezione degli attori della logistica mondiale, un corridoio molto più sicuro rispetto a quello che vede al centro il Mar Nero». 


MATERIE PRIME


È vero che lo choc sui materiali - introvabili o costosissimi - ha messo in un primo momento in crisi gli scali di Monfalcone e Porto Nogaro, ma D’Agostino rileva anche un’altra dinamica. «Siamo in una situazione che si potrebbe definire isterica, nella quale tutti i grandi attori economici stanno comprando sul mercato per non rimanere senza approvvigionamenti». In poche parole, si fa quello che la “dottrina” globalista escludeva: la scorta. «E per questo aumentano le spedizioni di componenti, schede, materie prime: nessuno vuole farsi trovare impreparato di fronte a possibili restrizioni dell’offerta». Il tutto a beneficio del porto del Friuli Venezia Giulia, che vede aumentare del 12 per cento anche il traffico cosiddetto “Ro-Ro”, basato sulle navi traghetto che trasportano mezzi su gomma. 


IL PERICOLO


All’orizzonte, però, c’è un’altra svolta geopolitica internazionale, cioè l’ennesimo salto di qualità delle sanzioni che dall’Unione europea sono dirette verso la Russia. L’argomento caldo degli ultimi giorni è l’embargo sul petrolio di Mosca, che non rappresenterebbe un problema enorme come quello del gas naturale ma che impatterebbe - questa volta sì, negativamente - sul porto di Trieste. In questo momento, secondo i dati che arrivano dall’Autorità portuale del capoluogo regionale, i flussi di greggio non hanno vissuto grandi scostamenti rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e l’oleodotto che conduce in Germania continua a “pompare” l’oro nero. Ma come spiega Zeno D’Agostino, la banchina dello scalo triestino dedicata agli idrocarburi conta su di un 20 per cento degli arrivi proprio dalla Russia. «L’approvvigionamento di petrolio - rassicura sempre il presidente del porto - sarà più facilmente sostituibile. Già oggi a Trieste arrivano petroliere da molti Paesi, dagli Stati Uniti ad esempio ma anche dal mondo arabo e dall’Africa del nord. 

Ultimo aggiornamento: 16:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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