Russia "da evitare", la nuova Via della seta passerà dal Friuli: Trieste al centro del traffico merci

Mercoledì 4 Maggio 2022 di Marco Agrusti
Il porto di Trieste
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In uno dei momenti più difficili per l’economia europea, nazionale e regionale, il Friuli Venezia Giulia potrebbe trovarsi di fronte a un’opportunità storica fino a poco tempo fa impensabile: diventare il terminal privilegiato di quella che a livello planetario viene chiamata la “Via della seta due”, cioè il tragitto alternativo che dalla Cina condurrebbe al cuore dell’Europa bypassando la Russia per le ovvie ragioni che impone l’attualità.

E lo sbocco di questo percorso, che si articola in un mix tra terra e mare, sarebbe individuato nel porto di Trieste.

 
IL PANORAMA


La Via della seta, trasposizione moderna (e modernizzata) della rotta ancestrale percorsa dai mercanti dei tempi remoti, collega la Cina continentale, fabbrica del mondo, alla città di Duisburg, nella Renania settentrionale-Vestfalia, cuore industriale della Germania. Un lungo passaggio Est-Ovest che viene compiuto via treno, ma che comprende un lungo tratto nel territorio della Federazione russa. Una rotta, questa, che al momento viene ancora battuta dai grandi convogli carichi di container che collegano la Cina all’Europa. Ma che giorno dopo giorno, sanzione dopo sanzione e bomba dopo bomba diventa sempre più rischiosa. E nel futuro forse anche meno conveniente. Ecco perché i principali partner logistici coinvolti nella Via della seta originale stanno pensando a un piano B, cioè a un passaggio meridionale che sia in grado di collegare lo stesso la Cina alla Germania ma senza passare dalla Russia. 


L’INTERESSE


La centralità di Trieste e del suo porto (tra i migliori del Mediterraneo per volumi e qualità delle infrastrutture) è evidente. Ciò a cui si sta lavorando a livello internazionale, infatti, consiste nello sfruttamento di quello che in gergo viene chiamato “corridoio centrale”. Non più il tragitto settentrionale, quello che prevede un vasto sconfinamento in Russia e un passaggio non più così semplice in Bielorussia, ma una rotta che includerebbe il Kazakistan, l’attraversamento del Mar Caspio fino all’Azerbaijan, il passaggio in Georgia e infine l’arrivo del convoglio a Istanbul. Dalla megalopoli turca, poi, tutto via nave proprio fino al porto di Trieste, seguendo una rotta che per i container è già assolutamente rodata, dal momento che i collegamenti tra le due città sono estremamente frequenti già da molto tempo. Da Trieste, poi, i container provenienti dalla Cina si dirigerebbero nuovamente verso Duisburg grazie al sistema intermodale di cui è dotato lo scalo triestino e in generale il Friuli Venezia Giulia. 


I DUBBI


Non c’è dubbio che sia la guerra in corso tra Russia e Ucraina (con il coinvolgimento sempre più palese della Bielorussia al fianco di Mosca) a spingere gli attori mondiali della logistica verso un cambio di passo e la ricerca di una soluzione bis per la Via della seta. In una situazione internazionale governata dalla stabilità, la soluzione non sarebbe economicamente vantaggiosa. A pesare, innanzitutto, c’è il tema dei costi. Il nuovo tragitto, più meridionale rispetto a quello attualmente in uso, prevede infatti due attraversamenti marittimi: il primo per scavalcare il Mar Caspio, tra Kazakistan e Azerbaijan; il secondo, più lungo, prevederebbe l’attaversamento del Mar Egeo, del Mediterraneo e infine di tutto il Mar Adriatico per collegare Istanbul a Trieste. Una soluzione appetibile per le merci ad alto valore aggiunto, ma nel caso in cui la crisi geopolitica dell’area russa dovesse protrarsi o addirittura peggiorare, resterebbe una valida alternativa alla Via della seta che prevede il passaggio settentrionale. Il tutto ovviamente al netto di nuove e più pesanti sanzioni, che farebbero – a quel punto sì - propendere con decisione per la seconda strada, quella in grado di far diventare il Friuli Venezia Giulia la vera porta d’Europa nel commercio tra la Cina e il Vecchio continente. 

Ultimo aggiornamento: 17:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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