Trivelle per cercare il gas in Friuli: la mappa delle aree che il governo considera "buone"

Mercoledì 20 Aprile 2022 di Marco Agrusti
La mappa delle zone in cui si potrebbe trivellare in Friuli

Perché la possibilità si trasformi in progetto, concretezza, servono tre cose: l’interesse dei privati (i giganti dell’energia), i soldi degli stessi e soprattutto l’evidenza che nel sottosuolo ci sia effettivamente qualcosa da cercare e da estrarre.

La base normativa però è stata realizzata. È tutto contenuto in un dossier di 200 pagine chiamato “Piteasi”. Un documento firmato dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. Una mappa, più che altro, che indica in verde le aree del Paese che possono essere soggette a trivellazioni. Di fatto, uno sblocco di una situazione che con i due governi Conte era diventata di stallo, ostaggio dei “no”. E in questa mappa fatta di puntini e strisce verdi, c’è anche una vasta area del Friuli Venezia Giulia. Corrisponde grossomodo alla fascia della pianura. 


I DETTAGLI


Idrocarburi: ecco di cosa è in cerca il governo. Gas e petrolio, con una netta prevalenza della prima risorsa naturale rispetto alla seconda. Perché la vera emergenza è quella, in tempo di guerra e con l’obiettivo di smarcarsi dalla forte (e scomoda) dipendenza dal gas di Mosca. L’idea del governo è quella di raddoppiare le estrazioni, passando da tre a sei miliardi di metri cubi di gas l’anno, sfruttando sia i giacimenti esistenti ma anche individuando e mappando (grazie a un lavoro certosino compiuto dall’Ispra) nuove possibili fonti energetiche “nascoste”. Il Pitesai ha l’obiettivo di fornire regole certe agli operatori, mettendo al primo posto la tutela dell’ambiente. Infatti, le zone segnate in verde, quindi idonee, sono tutte al di fuori rispetto a letti di fiumi, riserve naturali, aree protette. Lì si potranno cercare idrocarburi. E trivellare. 


IN REGIONE


Cosa prevede il “piano Cingolani” per il Friuli Venezia Giulia? La nostra regione è ampiamente interessata dalla possibilità di “interrogare” il sottosuolo per cercare idrocarburi. E principalmente gas naturale. È dipinta di verde, infatti, quasi tutta la fascia della pianura. Si va dalla provincia di Pordenone a quella di Gorizia, mentre è completamente off limits tutto il territorio corrispondente alla provincia di Trieste. Niente trivelle sul Carso. E niente indagini nemmeno in mare. L’Alto Adriatico a dire il vero sarebbe il bacino ideale per le operazioni off-shore, ma le acque del Friuli Venezia Giulia non sono state dichiarate idonee nemmeno dal documento di Cingolani. Troppo alto, in questo caso, il rischio che le trivellazioni possano causare fenomeni di subsidenza nelle lagune, come accadrebbe ad esempio a quella veneta. Il problema è che il divieto vale fino al limite delle “nostre” acque. I croati in Istria, per fare un esempio, non lo osservano semplicemente perché non lo riconoscono. E trivellano estraendo gas. 
Tornando alle aree idonee del Friuli Venezia Giulia, è esclusa dal piano per eventuali future trivellazioni (va ricordato, prima serve qualcuno interessato all’operazione) tutta la montagna. Dolomiti friulane, Alpi giulie, lago di Cornino. Tutte le riserve naturali sono vietate. Così come restano liberi i corsi dei fiumi: dall’Isonzo al Tagliamento, fino al Meduna e al Livenza. In quei casi la mappa è colorata di grigio: non si potrà trivellare. L’area con la colorazione di verde più ampia, secondo il piano del ministero è quella - prevalentemente agricola e a bassa densità abitativa - del Medio Friuli.

Ultimo aggiornamento: 21 Aprile, 19:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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