Frode da 25 milioni: sequestrate
auto e case ai dirigenti di una società

Mercoledì 5 Febbraio 2014
PORDENONE - Conferenza stampa Gdf su Onda Communication
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PORDENONE - Il Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza di Pordenone, a conclusione di indagini su una frode fiscale da 25 milioni di euro che ha coinvolto Onda Communication - società friulana già fornitrice dei maggiori operatori telefonici nazionali e dichiarata fallita lo scorso novembre - ha sequestrato beni e valori per 5 milioni di euro a cinque dirigenti della stessa impresa tra i quali Michelangelo Agrusti, attuale presidente di Confindustria Pordenone e fondatore della società indagato per aver sottoscritto, nel 2011, la dichiarazione dei redditi 2010 dell'impresa. Con lui indagati anche Giuseppe D'Anna, Sergio Vicari, Giorgio Costacurta, Giuseppe Zacchigna e Renato Tomasini.



Le Fiamme Gialle hanno sequestrato sei terreni, 19 immobili, tra cui due ville, tre auto, tre moto, tra cui 2 Harley Davidson, depositi bancari per un milione 467 mila euro e partecipazioni azionarie per 85 mila euro. L'importo dei beni sequestrati è pari al doppio dell'Iva evasa. Perquisizioni sono state effettuate, a carico delle cosiddette «società cartiere», anche nelle province di Avellino, Bergamo, Bologna, Napoli, Mantova, Pistoia, Prato, Reggio Emilia, Roma, Verona e Udine.



Nel giugno scorso la Consob aveva inviato una richiesta di informazioni ad alcuni colossi del mondo assicurativo e delle telecomunicazioni, perché chiarissero i rapporti intercorsi tra questi soggetti e la società friulana.



Il Procuratore della Repubblica di Pordenone, Marco Martani, ha specificato che è stato eseguito un provvedimento di sequestro preventivo per equivalente dell'Iva non versata. Nei confronti degli indagati sono ipotizzati i reati di utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti. Dalle indagini sarebbe emerso che le spedizioni effettuate dall'azienda spesso non corrispondevano alla merce dichiarata.



L'avvocato Bruno Malattia, legale di Michelangelo Agrusti, ha sostenuto l'assoluta correttezza dei comportamenti della società e l'estraneità del suo cliente che risulteranno a tempo debito:
«Quello che più dispiace è che se tutto il castello accusatorio cadrà, come si confida, nessuno ne risponderà, nessuno riparerà i danni, nessuno nemmeno si scuserà». La ricostruzione per la difesa di Agrusti è «del tutto fantasiosa e tale da creare un discredito indebito». Ma «errare è umano. Ciascuno di noi può sbagliare, anche la Guardia di Finanza e la Procura».
Ultimo aggiornamento: 6 Febbraio, 21:28

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