PORDENONE - L’acqua potabile ormai è quasi un miraggio. Anche le ultime analisi effettuate all’inizio dell’anno dagli esperti dell’Azienda sanitaria del Friuli Occidentale, infatti, hanno confermato un quadro a tinte fosche: solamente nove tra fontane e lavatoi di Pordenone possono essere frequentati anche per bere. Per tutto il resto dei siti è ancora notte fonda, con un nemico che fa più paura degli altri, cioè il metabolita dell’atrazina che non accenna ad andarsene.
I DETTAGLI
I campionamenti sono stati materialmente effettuati il 3, 4 e 10 gennaio.
I PROBLEMI
Le altre fontane non erogano acqua potabile oppure non erogano più acqua ormai da tempo. Come detto, l’inquinante più diffuso è il cosiddetto Dact, cioè la Desetildesisopropilatrazina. Si tratta di una sostanza che era abbondantemente in uso in agricoltura nei decenni passati e che si rintraccia ancora nelle acque superficiali del territorio. Nel dettaglio, sono undici le fontane contaminate da questo agente inquinante in tutta Pordenone. Ad esempio quella di piazza Lozer, oppure quella di via Gorizia. In quest’ultimo caso si tratta di un lavatoio. L’indagine condotta all’inizio di gennaio, però, ha consentito di rinvenire anche altri inquinanti, come ad esempio l’ammonio, risultato presente in otto fontane del territorio pordenonese: si va in questo caso da Vallenoncello a Borgomeduna, fino al lavatoio di vicolo San Giuliano. Infine il lavatoio di via Cadel, limitatamente all’erogatore sinistro: in quest’ultimo caso è stata rilevata la presenza di coliformi e escherichia coli. Quindi di batteri oltre i limiti consentiti.