FONTANAFREDDA (PORDENONE) - Sarà processato 20 anni dopo l'agguato a una donna che viveva in una casa isolata di via Mazzini, a Vigonovo. Gezim Gega, 44 anni, albanese che si è rifatto una vita in Germania utilizzando il cognome Beqiri, ieri è stato rinviato a giudizio dal gup Rodolfo Piccin per concorso in rapina pluriaggravata.
Gega quella notte - il 7 marzo 2003 - era assieme ad altri due complici mai identificati. La Procura gli contesta due aggravanti: aver agito assieme ad altre persone travisate e di aver approfittato dell'ora tarda, del fatto che la casa era isolata e anche se la vittima avesse gridato nessuno l'avrebbe sentita. Erano gli anni delle rapine alle persone anziane e sole. La vittima di Vigonovo, classe 1934, aveva 69 anni, spenta la televisione, si era infilata nel letto. Era mezzanotte e mezza. Ai rapinatori è bastato forzare la serratura della porta di ingresso per entrare in casa. Aggredita mentre dormiva in cucina, era stata minacciata e bloccata nel letto. «Zitta e non ti succederà nulla», le avevano intimato. Immobile sotto le coperte, li sentiva aprire armadi e cassetti. Era stata costretta a a consegnare 100 euro, un orologio d'oro, due anelli, il portafoglio e la catenina che portava al collo.
I Carabinieri non avevano trascurato nulla durante il sopralluogo. Le tracce biologiche repertate erano state inviate al Ris di Parma: erano compatibile con un certo Gezim Gega, introvabile. Lo scorso 24 marzo è tornato in Italia per far visita a parenti. Atterrato all'aeroporto di Verona, quando gli hanno controllato il passaporto è scattato l'alert "ricercati": era infatti inserito nella banca dati anche con l'alias Beqiri. Come è stato ricavato il Dna? Gega, per coprirsi il volto e impedire alla vittima di riconoscerlo, prese una sciarpa della donna dall'attaccapanni e se la strinse attorno a bocca e naso lasciando tracce di saliva.