Post su Facebook, due criminologhe in "guerra" a colpi di carte bollate

Venerdì 20 Settembre 2019
Sabrina Magris in una recente intervista al Tg5
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 Due criminologhe al centro di un processo per diffamazione: da una parte Sabrina Magris, 31 anni, di Pordenone, imputata. Dall'altra la coetanea Monica Capizzano di Cosenza, che dopo aver smosso la giustizia ha deciso di non costituirsi parte civile. Il processo nasce da un'imputazione coatta: la Procura aveva chiesto l'archiviazione e ieri, attraverso il vpo Beatrice Toffolon, ha confermato l'orientamento iniziale chiedendo che la Magris sia dichiarata non punibile perchè ha agito in stato d'ira o che venga assolta per tardività della querela.

Il giudice ha chiesto l'acquisizione di documenti che potrebbero dimostrare che la Capizzano ha presentato querela fuori termine. Per Sabrina Magris l'avvocato Giuseppe Muzzupappa aveva chiesto di procedere con un rito abbreviato condizionato all'esame dell'imputata e al deposito di documentazione. Ieri la criminologa pordenonese, presidente di École Universitaire Internationale (istituto di ricerca e formazione studi di pace e sicurezza), ha spiegato di essere stata ripetutamente denigrata dalla collega sui social. Esperta di antiterrorismo operativo, psicologo investigativo, ha addestrato agenti segreti e collaborato anche con la Nato. Nel 2014 per mettere fine alla condotta della Capizzano ha dovuto rivolgersi al Tribunale di Pordenone, che ha emesso un'ordinanza di inibizione nei confronti della criminologa calabrese. Il giudice le aveva vietato di diffondere mail, post e messaggi che potessero causare danni all'immagine della Magris.
Tutto finito? No, tutto è proseguito e in occasione di un convegno a Cosenza, a cui doveva partecipare la Magris, la Capizzano ha anche minacciato un sit in. «Fui contattato dalla Questura di Cosenza - spiega Muzzupappa - la mia cliente per ragioni di opportunità fu rinunciò al convegno». È in questo contesto che nell'ottobre 2016 pubblica sul sito della sua École le frasi finite a processo. «Voleva soltanto dire agli utenti di non credere a quanto la Capizzano diceva sul suo conto», afferma il legale. Ha però indicato l'ordinanza sull'inibizione come una condanna per diffamazione, falso e sostituzione di persona ai danni di École Universitaire Internationale. Da qui la querela per diffamazione presentata il 19 gennaio 2017, probabilmente troppo tardi rispetto al momento in cui la criminologa cosentina aveva letto le comunicazioni della Magris su internet. La sentenza è attesa per il 28 novembre.
 
Ultimo aggiornamento: 21 Settembre, 14:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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