Impennata di tamponi fai da te senza poi fare i controlli ufficiali, così si sfugge alla quarantena

Lunedì 18 Luglio 2022 di Marco Agrusti
Tampone effettuato da un'operatrice sanitaria
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A maggio, in una farmacia del centro cittadino di Pordenone o Udine, se ne vendevano circa 150-200. A giugno sono diventati 300-350. A luglio sfonderanno senza troppi problemi quota 500. E ad agosto i farmacisti prevedono un’ulteriore impennata: «Si potrebbe arrivare anche a mille vendite in un mese», spiegano da dietro il banco. I protagonisti di questo boom estivo sono i tamponi rapidi fai da te, sempre più graditi da chi è stato a contatto con un positivo oppure da chi ha qualche lieve sintomo del Covid e vuole togliersi di torno ogni dubbio. Costano dai tre ai sei euro (dipende dalla marca, non cambia molto a livello di complessità del prodotto)e vanno letteralmente a ruba. Soprattutto adesso che è tempo di vacanze: si è più sicuri - è questa la ratio alla base della corsa all’acquisto - con in tasca un esito negativo. Ma i farmacisti lanciano l’allarme: «Quasi nessuno, tra chi compra il test rapido, poi torna per effettuare quello “ufficiale”. Così i positivi sfuggiranno sempre di più ai controlli». 


IL QUADRO
Luca Degrassi, presidente di Federfarma Udine, parla sia da rappresentante di categoria che da farmacista. «La domanda di tamponi fai da te - spiega - si è letteralmente impennata nell’ultimo mese e mezzo, cioè da quando i contagi sono tornati a crescere anche in Friuli. L’aumento che abbiamo registrato sul territorio tocca il 30 per cento.

Ci sono due aspetti della vicenda: uno positivo e l’altro fortemente negativo. Quello positivo e d’immediata intuizione: le persone hanno una maggiore consapevolezza del rischio di essere contagiati e si controllano di più. Ma l’altra faccia della medaglia è quella della fuga dai tamponi “classici”, cioè il molecolare e l’antigenico eseguiti da esperti. Ci si sottrae al monitoraggio sempre più di frequente». Un concetto ribadito e rafforzato dall’omologo di Degrassi nel Pordenonese, il farmacista Francesco Innocente. «Almeno il 60 per cento di chi usa il tampone fai da te risultando positivo non completa l’operazione prenotando subito dopo un test più affidabile per il controllo. Tutti hanno paura della quarantena». E con le vacanze che si avvicinano, il timore di veder saltare una prenotazione domina sul principio della salute pubblica. «Da noi - prosegue Innocente - i tamponi fai da te iniziano addirittura a scarseggiare. Li ordiniamo continuamente ma le scorte si stanno riducendo. C’è chi ne compra anche dieci in un colpo solo». 


LE CONSEGUENZE
È anche così che si alimenta il “pozzo” dei contagi sommersi, quelli che secondo gli esperti sarebbero il doppio o il triplo rispetto a quelli riportati giornalmente dalle autorità sanitarie. «Chi non ha sintomi oppure chi ne ha pochi - riferiscono sempre i farmacisti rappresentanti della categoria - continua a vivere come se nulla fosse, mentre se si fosse sottoposto a un test in farmacia o in ospedale sarebbe costretto all’isolamento». Il problema è che questa fetta per nulla insignificante della popolazione prende l’autobus o il treno, va in vacanza oppure al lavoro. E diventa - in questo caso anche consapevolmente - un ulteriore veicolo gratuito per la mobilità dell’infezione. Alimentando anche i contagi che poi finiscono tra quelli ufficialmente riconosciuti. Per questo motivo il consiglio a reti unificate firmato dai farmacisti è quello di rivolgersi sempre ai centri specializzati per confermare (o smentire, perché non è raro che capiti anche questo) il risultato di un tampone fatto con le proprie mani tra le quattro mura di casa.

Ultimo aggiornamento: 16:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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