PORDENONE - Oggi è il lavoro che non c’è. Per se stessi e per i loro dipendenti. Ma domani potrebbero non esserci più gli esercizi commerciali e le piccole imprese oggi obbligate a rimanere chiuse. La pandemia costringe esercenti e molti piccoli imprenditori a vivere con l’incubo (oltre che dei contagi) dei colori. Il giallo, l’arancione e il rosso delle zone. «Il governo apre e chiude le nostre aziende come interruttori e si prende il diritto di vietare il lavoro senza trovare una strada sostenibile per tutelare interi settori». È l’esasperazione di baristi, ristoratori, albergatori e dei loro fornitori di fronte alla grande incertezza e ai ristori che, quando arrivano, sembrano non bastare. Ma è una catena. Il blocco per lunghi mesi dell’Horeca, il comparto della ristorazione e dell’ospitalità, si sta pesantemente ripercuotendo anche su larghe fette del sistema industriale del territorio.
BLOCCO MONDIALE
Il blocco della ristorazione e del turismo (che è mondiale) ha messo in sofferenza l’importante comparto delle apparecchiature professionali (cucine, forni, frigoriferi, lavapiatti, abbattitori) destinate ad alberghi, bar, ristoranti e grandi collettività, come grandi hotel e villaggi vacanza. Sul territorio basta un nome: Electrolux Professional (la cassa integrazione nel 2020 ha subìto un picco e sta proseguendo ance quest’anno) con l’indotto che vi è collegato. Quella storica inox valley fatta di aziende fornitrici ma anche di piccoli e medi produttori autonomi. Ma non è l’unico comparto del manifatturiero a risentire della frenata del comparto ristorazione e hotel. Anche l’agroalimentare, in particolare le diverse eccellenze del territorio del Friuli occidentale nei settori del vino e dell’acqua minerale. Un segmento fatto anche di storiche e importanti realtà cooperative che hanno dovuto diversificarsi in fretta per fermare l’emorragia di ordini. Ricorrendo sempre più spesso alla grande distribuzione che però “tira” sui prezzi creando difficoltà. E se altri comparti del manifatturiero (in primis quello dell’elettrodomestico e del legno-arredo) mostrano di tenere non mancano le tensioni e le paure per il futuro. I novanta esuberi alla Zml di Maniago, territorio già in sofferenza occupazionale. La vendita della Savio a un gruppo belga. Due casi che non fanno dormire tranquilli i sindacati dei metalmeccanici. Molto preoccupati, come le altre categorie, che a fine marzo la scadenza della legge che impedisce i licenziamenti possa aprire drammatiche falle in aziende in difficoltà che hanno necessità di dolorose riorganizzazioni. «In questo momento solo l’edilizia - conferma Silvano Pascolo, presidente di Confartigianato Pn - con la partenza del super-bonus al 110% si appresta a correre. È un settore volano, ma ci vorrà tempo. Perché in molti altri comparti le cose non stanno andando bene. Il peggio - sottolinea dall’osservatorio delle migliaia di imprese artigiane - sarà comunque nella seconda parte di quest’anno».
LA FILIERA SPETTACOLO
Certo la “filiera” degli spettacoli dal vivo e della cultura non è quella che “fa il Pil”.
Covid, emergenza lavoro: il blocco di bar e ristoranti frena anche l'industria. «E da giugno sarà peggio»
Giovedì 21 Gennaio 2021 di Davide LisettoMa anche in quest’ambito sono molti (a livello nazionale si stima in oltre 500 mila gli operatori dello spettacolo dal vivo) i lavoratori fermi ormai da mesi, con i ristori in ritardo. Un comparto che occupa diverse centinaia di addetti anche in provincia e che rischia di essere il fanalino di coda. Come denunciano le imprese della cultura.