Coronavirus, trasporto pubblico nella bufera: ancora studenti a piedi, chiesto un vertice urgente

Venerdì 18 Settembre 2020 di Redazione
Disagi a Pordenone
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PORDENONE - Studenti e pendolari in piedi, anche se non sarebbe consentito viste le norme sull’occupazione parziale dei posti sui mezzi pubblici. Ragazzi lasciati a piedi alla fermata, e costretti ad aspettare una corsa successiva che spesso arriva ad un orario incerto. Altri che “mollano” e raggiungono le scuole a piedi o con altri mezzi. E non pioveva nemmeno. A 48 ore dal rientro ufficiale nelle scuole, esplode il problema del trasporto pubblico locale. Le prime avvisaglie, riportate su queste pagine, erano già emerse mercoledì, al debutto della nuova scuola. Ma ieri i disagi si sono ripresentati, e il nodo è venuto fuori in tutta la sua importanza. Il sistema, anche a causa della norma che impone l’occupazione dei mezzi al massimo all’80 per cento, non tiene. E ora scoppia la protesta degli utenti. 
LA TESTIMONIANZA
Una madre, dopo i primi giorni di scuola, ha scelto di contattare il Gazzettino per rendere pubblica una situazione vissuta da molti pendolari in queste ore. «I ragazzi sono da anni costretti a fare i viaggi stipati come animali ma quest’anno in modo particolare, viste le regole di distanziamento anti-Covid, la situazione è veramente insostenibile - scrive -. Mia figlia, come tanti suoi compagni, è costretta ad affrontare i viaggi in autobus in piedi uno su l’altro e non sto a dirvi quando l’autista frena. Martedì stavano salendo per tornare a casa e l’autista ha chiuso le porte (non ci stava più nessuno, neanche nei portabagagli) e senza dare informazione alcuna, è partito. Risultato, non sapendo cosa fare si sono fatti un pezzo di strada a piedi e arrivati in stazione hanno aspettato l’autobus successivo. Ora, da madre di tre figli che per anni ha pagato e paga abbonamenti annuali a questa ditta di trasporti e da insegnante che si vede costretta tutti i giorni a ripetere - su la mascherina, non passare la tua penna al tuo compagno, non stare così vicino a “Marco”, igienizzati le mani - chiedo che venga resa pubblica questa situazione e che chi ha delle responsabilità paghi in qualche modo. Non possiamo pretendere di insegnare ai nostri bambini e ragazzi delle regole che qualsiasi persona, ditta o ente può liberamente non rispettare». L’autrice della segnalazione riferisce di aver reso noto tutto alla Questura. Ormai il problema è conosciuto, ma le soluzioni sono difficili. Le norme sono stringenti, è complicato trovare degli spazi per “inventare” qualcosa. L’emergenza si sente maggiormente sulle tratte interurbane, mentre sembra reggere meglio il trasporto interno al capoluogo. 
L’AZIENDA
Tutti i casi, ieri, sono finiti sulla scrivania di Narciso Gaspardo, numero uno di Atap. «Siamo alle prese con i problemi più disparati - ha spiegato -. Abbiamo consapevolezza dei ragazzi che sono rimasti a piedi e delle questioni legate ai limiti di carico. Alcuni hanno perso l’autobus e con la pioggia le cose potrebbero anche peggiorare. Ma io una soluzione ce l’avrei, l’importante è che possa essere messa in campo». Poi Gaspardo chiarisce: «Avremmo a disposizione delle pellicole reagenti con le quali ricoprire alcune parti dei mezzi. Si tratta di dispositivi chimici anti-virus che potrebbero permettere di tornare alla capienza originaria. Ma fino a quando il decisore politico non darà il via libera, non potremo fare molto». Atap aveva già aumentato la frequenza delle corse, oltre a “varare” sette nuovi autobus a due piani. Ma a giudicare da quanto sta accadendo, non è bastato. 
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