Pordenone. Sanità, in 4 mesi i tempi di attesa si allungano ancora di più. Ecco il motivo

Dallo scorso gennaio ad aprile, le attese per le prime visite specialistiche e per diversi esami diagnostici si sono ulteriormente appesantite

Domenica 14 Maggio 2023 di Loris Del Frate
Tempi di attesa per le visite si allungano (foto d'archivio)

PORDENONE - Male. Anzi, sempre peggio. Già, perchè i tempi di attesa delle prestazioni sanitarie in provincia di Pordenone continuano ad allungarsi in maniera preoccupante.

Di più. Dallo scorso gennaio ad aprile, le attese per le prime visite specialistiche e per diversi esami diagnostici si sono ulteriormente appesantite, mediamente con almeno una decina di giorni di attese. Ma quello che è peggio è un altro passaggio e riguarda il tipo di classificazione della visita da prenotare.

I dati

Gran parte dei numeri sono tutti messi nero su bianco nella tabella a fianco. Come si diceva sono state prese in considerazione solo ed esclusivamente le prestazioni con classificazione "B" che sta per breve. In pratica il medico di medicina generale stabilisce che la patologia del paziente potrebbe essere a rischio e quindi semplifica il percorso con una prescrizione "B" che significa, in termini più semplici, 10 giorni di attesa al massimo proprio a fronte del fatto che si rende necessario approfondire la patologia in tempi brevi. E qui casca l'asino. Già, perchè su 23 specialità (tra visite specialistiche ed accertamenti diagnostici), solo una rientra correttamente in un range di massimo 10 giorni di attesa. Per tutte le altre i tempi si dilatano da un minimo di 12 ad un massimo di quasi sessanta. Un problema mica da poco.

Il raffronto

E qui entriamo nel secondo passaggio assolutamente negativo per quanto riguarda le prestazioni dell'Asfo, l'azienda sanitaria del Friuli Occidentale. In effetti, come detto prima, dallo scorso gennaio ad aprile, le cose sono peggiorate. Precipitate, verrebbe da dire. A gennaio scorso, tanto per fare un numero, le specialità sotto i 10 giorni di attesa erano sette (ne è rimasta solo una ad aprile). In più sono esattamente diciotto (sempre su 23 specialità) in cui i tempi sono schizzati con esempi anche di due settimane per la prima visita cardiologica (38 giorni e parliamo sempre di prestazioni da garantire entro i 10 giorni), 32 giorni in più per l'elettromiografia (ne servono 70). In totale controtendenza (da segnalare lo sforzo fatto) la discesa di attese per l'ecografia alla mammella (meno trenta giorni, ma ne servono sempre 24 per avere l'esame) e la prima visita dermatologica (scesa di 20 giorni, ma ne servono sempre 35 a fronti di 10 previsti dalla norma).

Cosa è successo

Resta da capire cosa sia accaduto che in soli tre mesi abbia fatto allungare i tempi di attesa in questa maniera. Per carità, erano già lunghi prima, ma ora sono decisamente peggiorati. A dare una risposta il sindacalista della Cgil, Pierluigi Benvenuto, segretario provinciale sanità. «La risposta è semplice - spiega il sindacalista - sono calati ancora di più medici ed infermieri. Alcuni se ne sono andati a lavorare altrove, altri invece hanno raggiunto l'età pensionabile. Il ricambio, vista la carenza in tutti i settori, non è stato in grado di parificare i numeri. E così - spiega Benvenuto - i Servizi patiscono ancora una flessione di qualità e quantità. Il primo segnale è appunto quello che si allungano i tempi di attesa. In più non dimentichiamo che ci stiamo avvicinando a grandi passi ai mesi festivi e i dipendenti hanno il diritto finalmente di spezzare il lavoro sempre più faticoso. Insomma si registreranno altre assenze nei reparti e nei servizi». Come dire che le cose possono solo peggiorare.

I privati

Tutto questo accade nel servizio pubblico nonostante tutte le strutture private in supporto sono operative al massimo. Segno evidente che non sono sufficienti, ma sul territorio della provincia di Pordenone sono state utilizzate praticamente tutte quelle esistenti dando fondo all'intera riserva destinata alla sanità privata. «Il quadro desolante è questo - conclude il segretario Sanità della Cgil - e nonostante i problemi si amplifichino sino a che diventeranno ad un certo punto ingovernabili, si insiste ad investire nel privato andando ad indebolire il servizio pubblico». Mala tempora currunt. 

Ultimo aggiornamento: 15 Maggio, 09:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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