Padova. Uccisa a 5 anni da un virus killer, il papà di Beatrice: «Si è rannicchiata vicino a me e tremava, non reagiva»

La piccola aveva la febbre ed è stata ricoverata in terapia intensiva pediatrica. Anche i medici, che hanno fatto di tutto per salvarla, non si danno pace

Venerdì 12 Gennaio 2024 di Nicoletta Cozza
Beatrice

PADOVA - Le tantissime immagini che escono dai cassetti si trasformano in un film. Lungo 5 anni, con scene di felicità, spensieratezza, amore. A ogni fotogramma corrisponde un sorriso, con o senza i dentini, impagabile, coinvolgente. Angela Beatrice, stroncata a 5 anni da quattro virus killer, era sempre allegra e anche oggi nella basilica di Santa Giustina, dove alle 10 verrà officiato il suo funerale, papà Giovanni, mamma Francesca e il celebrante padre Federico Lauretta che l’aveva battezzata, hanno deciso che l’addio sia il saluto a una bambina contenta, che ha contagiato con la sua gioia di vivere chi l’ha conosciuta. Certo, è durissima la prova che i genitori sono chiamati ad affrontare, ma il ricordo che si insinua nel vuoto incolmabile è quello di Beatrice Angela che ride: nella casa di Veggiano mentre gioca, alla scuola materna, a pranzo da Mc Donald’s, sui leoni del Pedrocchi, immortalata durante le vacanze di Natale. E persino in ospedale nell’ultimo frammento di vitalità ha sorriso: al suo peluche preferito che la mamma le aveva portato perché le tenesse compagnia nella terapia intensiva pediatrica, mentre i medici facevo l’impossibile per salvarla.

Senza riuscirci, ma soprattutto senza capire per quale motivo si sia potuta verificare in soli tre giorni una tragedia così grande.

IL RACCONTO

«Io e mia moglie – racconta il papà – ieri siamo tornati in Pediatria, dove siamo stati accolti con affetto da medici e infermieri, coinvolti nel nostro dolore, come se la nostra bimba fosse un po’ anche figlia loro. Si sono prodigati in tutti i modi per salvarla e quando è Beatrice è mancata è stata una sconfitta. Ci hanno consegnato una lettera, che documenta le cure a cui è stata sottoposta, e un fascicolo dettagliato sul caso che contiamo di leggere con loro, per cercare di capire. Non trovano pace, come noi». Giovanni Gobbo ripercorre nella mente come un mantra gli ultimi momenti di “normalità” sul divano di casa con la sua piccola. «Guardavamo la tv entrambi con la febbre, ma a un certo punto mi ha detto di spegnere e ha iniziato a tremare. Si è rannicchiata vicino a me, sussurrando che stava bene, anche se non era così. Aveva gli occhi aperti, però non reagiva, e lei che odiava gli aghi quando i medici del Suem le hanno attaccato le flebo non si è mossa. Non era più con noi. Ha avuto un ultimo attimo di legame con la vita in ospedale vedendo il suo peluche. Poi l’abbiamo persa per sempre. No, non è possibile: era una bimba sana, robusta, vivace, che mangiava con appetito, tanto che alla materna si preoccupavano quando non faceva il bis. Aveva 5 anni e vestiva con gli abiti da 8, da quanto era cresciuta. A settembre le era stato fatto un prelievo di sangue per controlli di routine e i valori erano perfetti. Ora non ci resta che aspettare l’esito dell’autopsia per capire che cosa l’abbia uccisa: dalle colture sono stati individuati quattro virus, quello dell’influenza, uno di cui non ricordo il nome ma che conteneva la parola “nano”, e altri due in fase di identificazione. Noi vogliamo sapere che cosa ci ha portato via la nostra unica bimba».

L’ADDIO

Oggi alle 8 verrà aperta la camera ardente prima delle esequie senza fiori, ma con offerte per la Fondazione Salus Pueri. «La coccoleremo per l’ultima volta e poi la accompagneremo a Santa Giustina – conclude il papà –. L’ultimo viaggio con Beatrice sarà al cimitero di Bosco di Rubano, dove risposerà per sempre vicino a nonni, bisnonni e zii, perché desideriamo che non sia mai sola. Quel piccolo camposanto diventerà il nostro luogo di riferimento. A casa sarà tutto difficile: ci sono la sua cameretta, i giochi, gli abitini. Qualcosa regaleremo, perché lei amava condividere tutto con gli amichetti, ma tante cose le terremo. Sarà un modo per ricordarla, e perché no, per continuare a sperare di rivederla tornare sorridente».

Ultimo aggiornamento: 17:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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