Tumori, nuove cure più efficaci: la protonterapia. Infn e università al lavoro su un rilevatore di protoni

Si indirizza un fascio di protoni sul cancro per danneggiare il Dna delle cellule malate che così non possono più replicarsi

Venerdì 24 Febbraio 2023 di Redazione Web
Ricerca su rilevatore di protoni coordinata dall'Infn (foto Pexels - Pixabay)

PADOVA - Una nuova frontiera nella cura dei tumori. Un sistema innovativo che permetterà di rendere le terapie più efficaci è stato meso a punto dal progetto Fire, finanziato dall'Infn, che ha visto la collaborazione dell'Istituto per la microelettronica e i microsistemi e dell'Istituto superconduttori materiali innovativi e dispositivi del Cnr, e delle Università di Padova, Trento, Bologna, Federico II di Napoli e Roma Tre.

Lo studio: come funziona il rilevatore

I ricercatori hanno sviluppato un rilevatore di protoni flessibile ed economico rivelatosi molto efficace nel monitorare la dose di radiazione. Se anche i futuri trial clinici daranno esito positivo, il dosimetro, realizzato con materiale organico, permetterà di misurare in tempo reale la quantità di radiazioni rilasciata sulle cellule tumorali dai fasci di protoni impiegati in radioterapia massimizzando l'effetto e riducendo eventuali effetti indesiderati.

In caso di tumori al retto o alla prostata la radioterapia viene comunemente affiancata alla chemioterapia. Nella protonterapia si indirizza un fascio di protoni sul tumore per danneggiare il Dna delle cellule tumorali che così non possono più replicarsi. Il punto cruciale è il controllo della dose di radiazione utilizzata che deve essere sufficiente per distruggere il tumore ma non così forte da danneggiare gli organi sani vicini.

Per questo è fondamentale monitorare la quantità di protoni somministrata in tempo reale. E qui entra in gioco il rivelatore di protoni Fire che ha dimensioni ridotte ed è molto flessibile.

I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista "Nature". «Tutti gli elementi che compongono il dispositivo, i semiconduttori organici, i polimeri e i contatti elettrici, devono rimanere stabili nel tempo e non degradarsi durante l’irraggiamento, un requisito assai stringente per molti materiali inorganici comunemente utilizzati per realizzare dispositivi elettronici - spiega Sara Maria Carturan, docente dell’Università di Padova e ricercatrice Infn, coordinatrice dell’attività di sintesi e sviluppo dello scintillatore elastomerico, presso i Laboratori Nazionali di Legnaro dell’Infn - I rivelatori proposti mantengono le funzionalità inalterate sotto fasci di protoni ad alta energia grazie all’utilizzo di materiali ibridi organico/inorganico con caratteristiche chimiche e fisiche modificabili in funzione del loro utilizzo».

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