Mille tamponi agli "stagionali": così si salva la vendemmia sugli Euganei

Giovedì 27 Agosto 2020 di Silvia Moranduzzo
Lavoratori stagionali impegnati nella vendemmia

PADOVA - Le uve padovane hanno rischiato di restare attaccate alla vigna. E i vini tanto amati di non essere imbottigliati. Perché nel caso in cui ci sia un caso di positività in un’azienda agricola, questa si dovrebbe fermare e addio Pinot grigio, addio Prosecco.
Coldiretti, Cia e Confagricoltura hanno chiesto aiuto all’Ulss 6 Euganea, anche in virtù dell’ordinanza regionale che stabilisce per i lavoratori provenienti dall’estero di dover fare il tampone. E l’Ulss nel giro di poco ha messo in piedi una procedura dedicata agli stagionali. «In pratica un’azienda avvisa il dipartimento di prevenzione che sono arrivati dei lavoratori dall’estero e l’azienda sanitaria provvede a fare i test sierologici rapidi - spiega Massimo Bressan, presidente di Coldiretti - Su tremila persone sono mille coloro che verranno testati a breve. Gli stagionali vengono soprattutto da Romania e Bulgaria, ma anche dal Marocco e devono fare la quarantena prima di lavorare. Un solo caso di positività avrebbe bloccato tutto». 

Non solo vendemmia, partita la settimana scorsa con le uve per il Pinot grigio, ma anche la raccolta di zucche, mele e pere. «Il settore primario sta già attraversando un momento critico, tra perdite dovute al lockdown e prodotti all’origine pagati sempre meno – ricorda Robetto Betto, presidente di Cia – Motivo per cui occorre scongiurare un possibile fermo delle attività: rappresenterebbe il colpo definitivo per tante imprese agricole». In Veneto 182 milioni di chili di mele aspettano di essere raccolti, così come 45 milioni di ettolitri di vino attendono di essere imbottigliati. C’è di mezzo anche un pizzico di orgoglio nazionale: lo scorso anno, visto il calo del 5 per cento della produzione, l’Italia era testa a testa con la Francia per il primato mondiale del vino. Un primato che non si intende cedere così facilmente.

«Molte attività stanno riaprendo e i rischi devono essere ridotti al minimo – dice il dg dell’Ulss 6 Domenico Scibetta – Il test sierologico rapido messo a loro disposizione permetterà di intercettare preventivamente eventuali casi positivi, così che il lavoro degli addetti del comparto agricolo possa svolgersi in massima sicurezza.

Per un’azienda sanitaria come la nostra, la salute non è soltanto quella del corpo e della mente del singolo, ma anche quella del “corpus” delle aziende produttive del territorio, piccole o grandi che siano. La nostra missione è che siano e rimangano in salute, e in questo senso la collaborazione con Coldiretti, Cia e Confagricoltura è per noi preziosa perché ci aiuta a metterle in condizione di ridurre i rischi, agendo di prevenzione»

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