Suor Miriam trasloca con la sua Casa Priscilla: «La mia vita per i bambini»

Mercoledì 21 Dicembre 2022 di Silvia Quaranta
Suor Miriam

PADOVA - Trentatré anni al fianco dei bambini e delle loro mamme, sempre con un sorriso sulle labbra e una parola buona. Sempre pronta a procurare un piatto in più, un letto in più, un aiuto in una situazione difficile. Suor Miriam a Padova è un’istituzione: la sua casa Priscilla, che oggi ospita (con diversi servizi) una trentina di bambini è sempre un viavai di volontari, amici, bambini e ragazzi. Di persone che arrivano per lasciare qualcosa e di altre persone che vengono a prendere quel che manca. Ora, dopo più di vent’anni in via Crescini, Miriam e la sua grande “famiglia” sia apprestano a traslocare: entro fine anno prossimo sarà pronta la nuova, attesissima casa, in via Vlacovich. 

Suor Miriam, da dove nasce la sua vocazione per i bambini?
«Verso i 12 anni sono andata via di casa, al tempo era normale, molte ragazzine lasciavano la famiglia per entrare in collegio o in istituti religiosi. Io sono entrata in una casa di suore. Si faceva una vita sobria, si lavorava, si studiava e si stava insieme. Lì ho avuto anche la prima esperienza di insegnamento, nella mia prima classe c’erano 31 bambini, dai 3 ai 6 anni. Venivano tutti da famiglie benestanti, ma in più di qualcuno di loro sentivo del malessere, del disagio. E ho capito che volevo dedicare la mia vita a loro, ai bambini che soffrono». 

E poi cos’è successo? 
«E poi l’ho fatto. Prima ho studiato, mi sono formata: ho preso il diploma di scuola magistrale, poi ho studiato teologia e ho preso i voti. Studiare mi piace tanto, continuo anche adesso: vado all’università con tutti i tosetti, seguo i corsi di psicologia e pedagogia. Mi metto sempre in fondo e i ragazzi mi passano le dispense. È proprio bello». 

Ad un certo punto però ha deciso di uscire dal convento… 
«Non ho mai rinunciato ai voti, ma ad un certo punto ho trovato la mia strada: volevo seguire il cristianesimo delle origini, vivere come le prime comunità cristiane. Con semplicità e aiutando il prossimo, in particolare i bambini e le loro mamme. Così da Vicenza sono arrivata a Padova: la mia prima casa è stata quella di una signora, Angela, che assistevo. Ho lavorato ancora molti anni nelle scuole della Spes e della Fism, quindi asili nido e scuole materne paritarie. E nel frattempo iniziava a crearsi la nostra comunità, che è nata a Voltabarozzo. Poi mi sono spostata alla Chiesa dei Servi e dopo ancora vicino al Provveditorato, dove la Provincia ci aveva dato due grandi appartamenti, bellissimi e luminosi, che ci permettevano di ospitare un gran numero di mamme e bambini. Poi nel novembre 2001 abbiamo inaugurato Casa Priscilla, dove grazie alla generosità della proprietaria siamo in comodato d’uso». 

E dopo più di vent’anni, ora Casa Priscilla sta per trasferirsi… 
«Non ci sembra vero. Non vediamo l’ora di avere a disposizione uno spazio più grande, bello, tutto nuovo. Qui accogliamo persone che vengono da ambienti sicuramente non belli, e abbiamo immaginato un luogo che invece sappia comunicare gioia e serenità. Lo spazio è moltissimo, parliamo di 1300 mq. I lavori sono già iniziati e procedono bene, ma stiamo ancora raccogliendo fondi perché la spesa è davvero ingente. Dal nostro sito (www.casapriscilla.org) si può partecipare alla raccolta, adottando una stanza, un metro quadro, un singolo mattone. Qualunque aiuto è utile. Sfrutteremo tutti i bonus esistenti per costruire un edificio moderno e bello, se tutto va bene i lavori potrebbero terminare dopo l’estate».

C’è una storia che le è rimasta nel cuore, in tutti questi anni? 
«Ne ho tantissime: di mamme, di bambini, di piccoli che abbiamo accolto e che ora sono a loro volta genitori, e vengono a portarci i vestitini che ai loro bimbi non servono più. Di ragazzini che sembravano persi e hanno trovato la loro strada. Porto nel cuore tantissime storie belle e anche alcune brutte, che mi hanno fatta soffrire. Storie di separazione dai genitori, purtroppo a volte succede anche questo. Storie di persone che non ci sono più, e un pensiero in particolare va “alle due Chiara”, che ci hanno lasciati troppo presto. Ma oggi vorrei parlare di storie belle. E vorrei ringraziare tutte le persone che ci hanno aiutati in questo percorso. Vorrei poterle elencare tutte: dalle associazioni alle singole signore che vengono qui a portare qualcosa. Provo a citare almeno qualche nome: uno è Gianni Mengato, con cui abbiamo “piantato” Casa Priscilla. Un altro è Angelo Zambotto, dirigente regionale che ha fatto di tutto per aiutarci. E ancora Vera Oblak dei Servizi Sociali, il gruppo di Robegano, nel trevigiano, le famiglie di Cadoneghe, il panificio Bucossi, che ci dona sempre tanto pane. Tutte persone dal cuore grande, a cui va tutta la mia gratitudine».
 

Ultimo aggiornamento: 17:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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