Il sindaco Sergio Giordani vuole il bis: «Ho unito la città e il mio partito sono i padovani»

Venerdì 10 Giugno 2022 di Egle Luca Cocco
Sergio Giordani
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PADOVA - Sergio Giordani, 69 anni compiuti lo scorso 10 maggio, è seduto al tavolo delle riunioni del suo ufficio di Palazzo Moroni, ma lo sguardo finisce spesso sui faldoni che ha dietro la sua scrivania. «Vede, quelli sono tutti i progetti sui quali stiamo lavorando: nuovo ospedale, Prandina, nuova questura e, appunto, il tram solo per citare quelli più importanti».


D’accordo sindaco, ma davanti alle critiche e alle perplessità, non le viene da chiedersi se sta sbagliando sulle nuove linee del tram?
«Per due anni mi sono confrontato con i tecnici e alla fine non ho avuto alcun dubbio.

E il progetto è stato ritenuto strategico dal Ministero, certificando che la strada che stiamo seguendo è quella giusta».


I bus elettrici non la convincono?
«Di bus elettrici ne saranno acquistati. Ma non possono essere un’alternativa al servizio del tram. E per una questione tecnica, non certo ideologica. Pensiamo solo alla capienza. No, guardi, oggi sul tram si è aperto un dibattito solo perchè siamo in campagna elettorale. Il mezzo è efficiente e piace ai padovani».


Quindi resta convinto?
«Assolutamente sì. E se mi fossi sbagliato non avrei avuto problemi ad ammetterlo. Come per corso Milano dove, effettivamente, la doppia pista ciclabile non va bene. Abbiamo seguito le linee guida europee, ma nel caso specifico la ciclopista in direzione via Vicenza può rappresentare un problema perchè i passeggeri che scendono dalle auto parcheggiate, quando aprono la portiera rischiano di invadere lo spazio riservato alle bici. Dovremo intervenire, sì».


Ecco, c’è arrivato lei a corso Milano. Con il tram diventerà ad una sola corsia?
«Non se ne parla nemmeno. Resterà a doppio senso. Su questo punto non ci sono dubbi. Poi, certamente, la mobilità in tutta l’area andrà rivalutata alla luce dell’arrivo del tram. Parliamo anche di via Dante e di piazza Insurrezione. Ma saranno scelte condivise, nulla verrà calato dall’alto».


E siamo arrivati alla Prandina... Qui il problema è anche politico visto che sull’ex caserma ballano tante idee e tanti voti...
«Intanto posso anticiparle che la nostra intenzione è di realizzare una sala civica da mille metri quadrati nell’edificio dove erano ospitati i cavalli. Poi ci sarà spazio anche per un parcheggio».


D’accordo, ma sembra che sul futuro della Prandina abbia fatto “melina”, calcisticamente parlando, per evitare di urtare le sensibilità politiche di molti elettori prima del voto...
«No, ma vogliamo sfruttare questo spazio nel modo migliore e il confronto non è ancora finito».


Quale progetto ritiene il più strategico per il futuro della città?
«Il nuovo ospedale perchè ci consentirà di esaltare l’eccellenza della nostra università, il tram perchè darà una svolta alla mobilità, la nuova questura attesa da anni e che è conseguenza della risoluzione del nodo di via Anelli. E aggiungo il conservatorio, un altro traguardo raggiunto grazie al ruolo fondamentale di Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo».


Domenica si vota e lei è nuovamente candidato: eppure 5 anni fa disse che avrebbe fatto un solo mandato...
«Sì, è vero. E aggiungo anche che fino a due anni fa mi capitava di pensare “ma chi me l’ha fatto fare?”, poi però ho visto che nonostante la burocrazia era possibile migliorare questa città e allora ho cambiato idea. Fare il sindaco mi piace perchè mi piace lavorare per Padova e per i padovani. E un merito me lo voglio prendere: sono riuscito a riportare la pace in città, a instaurare nuovamente un clima di collaborazione tra tutte le istituzioni, presupposto fondamentale per poter ottenere dei risultati».


Perchè un padovano che cinque anni ha votato Bitonci oggi dovrebbe votare Giordani?
«Perchè ha visto i risultati che sono stati ottenuti e i fatti valgono più di mille parole».


Ma perchè non ha voluto un confronto faccia a faccia con Peghin?
«Di confronti ne sono stati fatti due. Per il resto, non mi sembrava il caso di accogliere inviti che volevano portare solo a litigi. Io sono per il dialogo, lo scontro per motivi ideologici e di campagna elettorale non mi interessa».


Senta, ma con Arturo Lorenzoni che è successo? Il suo ex vice sindaco ha dichiarato che sosterrà la Gislon...
«Non ho nessun problema con Arturo, io rispetto le scelte di tutti, ha fatto la scelta coraggiosa di candidarsi presidente del Veneto dopo aver lavorato bene a Padova e oggi in Regione ha un ruolo importante, se sarò sindaco serve continuare a collaborare con lui e con tutti i consiglieri regionali per il bene della città che è l’unica cosa che conta».


E di questa Giunta se dovesse vincere quanti assessori rimarrebbero?
«Intanto devo ringraziarli tutti per quel che hanno fatto durante questa amministrazione. Poi saranno due le voci che andranno a incidere sulle scelte future: i voti presi e le capacità».


Se dovesse vincere al primo turno avrebbe certamente più libertà nella scelta...
«Sì, ma non cambierebbe la sostanza. Voti e capacità, nient’altro, nessuna concessione».


E se invece andasse al ballottaggio aprirebbe ad apparentamenti?
«Intanto aspettiamo di vedere come andrà a finire domenica senza dare nulla per scontato. Parlare di apparentamenti oggi mi pare prematuro e comunque non è un’opzione che al momento prendo in considerazione. Il primo apparentamento che mi sta a cuore a cui sono interessato e a cui tengo di più è sicuramente quello coi padovani sulla base del progetto e delle idee che abbiamo proposto alla città».


C’è chi sostiene che lei abbia un eccessivo occhio di riguardo con Aspiag-Despar. Cosa replica?
«Che i miei rapporti con la società, che all’epoca era Padis, sono finiti 29 anni fa. Le relazioni che ho con Aspiag sono le stesse che ho con l’Alì o con Famila o con tutti gli altri. E non faccio favori a nessuno, anzi. Quindi sono accuse gratuite».


La sua è stata un’amministrazione difficile. Prima la pandemia, ora la guerra...
«Un sindaco ha a cuore tutti e così è per me ma la spinta decisiva me la danno i giovanissimi, le bambine, i bambini. Hanno sofferto molto col Covid, e per loro dobbiamo impegnarci perché dobbiamo lasciare la città più bella di come la abbiamo trovata soprattutto per loro. Ora che li rivedo giocare assieme, animare la città, andare a scuola mi commuovo e penso che meritano tutta la passione di cui sono in grado. Così come dico grazie ai tanti padovani che, con grande senso di comunità, hanno aiutato e stanno aiutando i profughi in fuga dall’Ucraina. Padova nelle difficoltà ha dimostrato di essere una grande comunità e rappresentarla è un orgoglio».


Se sarà Giordani-bis cosa farà nei primi 100 giorni?
«Continuerò a lavorare come sto facendo. Io alle padovane e ai padovani chiedo un voto per continuare a unire la città. Non possiamo tornare indietro agli anni dei litigi continui, insieme con tutti c’è un lavoro da fare, ci sono opportunità nuove da cogliere, c’è da continuare a migliorare. Ho fatto una campagna senza cedere a polemiche e provocazioni e lo prometto ancora una volta come 5 anni, io sarò il sindaco di tutti e resterò civico e senza tessere di partito per tutto l’arco del mandato. Per me c’è solo Padova, quando dico che io mio partito è Padova non è uno slogan, è la mia filosofia».


E questa è stata in realtà anche la sua prima campagna elettorale...
«Sì, perchè quell’ictus di cinque anni fa fu veramente un momento difficile. Ricordo quand’ero in ospedale e salutando mia moglie e i miei figli non riuscii a parlare. Ammetto che in quel momento ho pianto. Poi però da lì è cominciata la corsa, le elezioni sono diventate un traguardo da raggiungere e una spinta a continuare le terapie. E da quel giorno non mi sono più fermato».


Ma se non dovesse vincere sarà il capo dell’opposizione?
«Onestamente no. Io non sono un politico, sono un uomo abituato a lavorare. Massimo rispetto per tutti i ruoli, ma ritengo che non sarebbe il mio».


Se invece vincesse tra 5 anni candidatura per il parlamento?
«Anche nel ruolo di deputato o senatore non mi vedo. No, guardi, a me piace essere un uomo libero, senza tessere di partito in tasca che ha come bussola solo il buonsenso. Ed è questa la mia forza. E per questo non mi interessano i litigi e le polemiche politiche. Piuttosto riviolgo un appello a tutti: Padova ha una grande tradizione di partecipazione al voto, non tradiamola, andiamo a votare e dimostriamo ancora una volta che siamo una grande città. A tutti dico, andiamo alle urne qualsiasi cosa decidiate di votare, ai miei sostenitori e a chi pensa di premiare il mio e nostro progetto dico che non c’è nulla di scontato, Padova è una città complessa, si vince o si perde sempre con poco scarto, ogni singolo voto è fondamentale».

Ultimo aggiornamento: 14 Aprile, 17:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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