Provette alterate a Medicina legale, furti all'imputato: è spionaggio

Sabato 5 Marzo 2022 di Marco Aldighieri
MEDICINA LEGALE Dove sarebbe avvenuto il presunto scandalo delle provette alterate tra gli imputati c’è il professor Montisci

PADOVA - Il processo sullo scandalo delle presunte provette alterate a Medicina legale si è tinto di giallo. L’ultima udienza di ieri, davanti ai giudici del Tribunale collegiale, ha preso i contorni di una storia di spionaggio. Alessandro Nalesso, uno dei quattro imputati, sarebbe stato vittima di un furto: gli avrebbero rubato documenti relativi alla sua difesa.

Lo ha fatto presente in aula il suo avvocato Fabio Anselmo del foro di Ferrara, attraverso una istanza di rinvio del dibattimento. 

Un documento di 5 fogli dove è stato ricordato al Collegio giudicante come la Procura, nella figura del pubblico ministero Maria D’Arpa, abbia aperto un fascicolo per furto di materiale relativo alla difesa del chimico. E nel registro degli indagati è già iscritta una persona per il reato di sottrazione di documenti, che sarebbe avvenuta, come ha dichiarato il legale Anselmo, all’interno dell’istituto di Medicina del lavoro dove ora è impiegato Nalesso. 


I FATTI
Il chimico tra novembre e dicembre del 2021 ha presentato tre denunce per avere subito frequenti abusive intromissioni volte al furto di documentazione personale, con tutta probabilità, inerenti al processo dove è imputato. La prima è stata depositata il 6 novembre, poi il 20 novembre e infine il primo dicembre. Inoltre ha effettuato una segnalazione alla Procura, due giorni dopo, per sollecitarne l’azione. E così è stato fatto perchè il 29 dicembre è stata iscritta una persona nel registro degli indagati e alla stessa sono stati posti sotto sequestro i supporti informatici. Secondo l’accusa i documenti in questione sarebbero stati trafugati dalla borsa di Nalesso e fotografati con il telefono cellulare. «I furti sono avvenuti a Medicina del lavoro» ha dichiarato il legale Anselmo. 


IL PROCESSO
Oltre a Nalesso, gli altri imputati sono il professor Massimo Montisci e i due automobilisti Eduardo Urschitz esperto di infortunistica stradale e l’albergatore Rocco Sbriziola. Secondo l’accusa Montisci e Nalesso avevano messo in piedi un sistema rodato per aiutare i loro amici automobilisti “pizzicati” al volante strafatti di droga e alcol, a riavere in tempi rapidi la patente. Prima di tutto prelevavano loro dei capelli e li facevano analizzare in una macchina dedicata ai morti in modo che l’esame non fosse tracciato. Quindi, per renderli “puliti” del tutto, ancora secondo l’accusa, inserivano nella cartella clinica da consegnare alla commissione medica, i risultati negativi alle sostanze stupefacenti effettuati su capelli non appartenenti agli automobilisti amici. Tutto questo fino a quando una delle tre dottoresse autrici dell’esposto, non ha firmato alcuni esami effettuati su uno dei tre automobilisti.
 

Ultimo aggiornamento: 08:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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