Botte ai compagni con la mamma che lo incita, il ragazzo: «Sono dei bulli, ero esasperato»

Sabato 21 Settembre 2019 di Nicoletta Cozza
La mamma e l'alunno fotografati di spalle davanti a scuola
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PADOVA - Ieri mattina a scuola non ci voleva proprio andare. E, in lacrime, ha pregato la mamma di lasciarlo a casa. Per lui affrontare un’altra mattinata in una classe dove si sente preso di mira non era facile. Alla fine lei lo ha convinto. É arrivato in ritardo, però, ma sul libretto personale, la giustificazione, peraltro poi controfirmata dalla preside, non lascia dubbi su quale fosse lo stato d’animo del ragazzino: «A.- ha scritto S.P., la genitrice - ha paura di entrare a scuola». Tre parole che però delineano efficacemente lo stato d’animo di un bambino di 10 anni, dislessico, balbuziente e con altri problemi, e che si sente preso di mira fin dal primo giorno in cui ha iniziato a frequentare le medie, dove a suo dire sarebbe stato apostrofato con i peggiori epiteti e preso in giro per la sua menomazione. É lui che martedì ha sferrato due pugni a un compagno, proprio uno di quelli che si accanirebbe contro di lui, sotto gli occhi della madre, un’italiana di origine sinti, che è stata denunciata dagli altri genitori, secondo i quali avrebbe istigato il figlio a scagliarsi contro i coetanei con cui stava litigando. Ora lei ha annunciato che a sua volta si rivolgerà a un legale.
 
«Avrei dovuto anch’io presentare subito denuncia e invece non l’ho fatto - racconta -. Ma procedo adesso, perché non è possibile che in una scuola un bambino con problemi debba subire quotidianamente le prevaricazioni pesantissime di un gruppo di bulli che, tra l’altro, lo intimoriscono perché più prestanti, visto che sono più vecchi di tre anni». La vicenda è iniziata appunto martedì quando lo scolaro è arrivato davanti a scuola con un braccialetto che i compagni hanno ipotizzato fosse d’oro, mentre si trattava di un oggetto di bigiotteria. «Ho visto A. - riferisce M., la signora che da anni guida il Piedubus per accompagnare gli alunni a scuola - piangere disperato davanti all’edicola, con il braccio pieno di lividi. Tra i singhiozzi ha raccontato che alcuni compagni gli avevano torto il braccio, bloccandoglielo con la forza dietro alla schiena, per strappargli il monile. Una volta entrati in possesso dell’oggetto che credevano fosse un gioiello, sono entrati in classe, lasciando il compagno dolorante e piangente. Conosco A. da tempo ed è sempre stato un bravo ragazzino che non ha mai dato problemi. Gli altri sostengono che li ha colpiti con i pugni? In ogni situazione bisogna sentire entrambe le versioni». «Anch’io - conferma il giornalaio - ho visto il bambino in lacrime per il trattamento che aveva subito e il suo braccio era violaceo. E stata una “bravata” davvero disdicevole».
LA RICOSTRUZIONE
«É una vicenda assurda quella di cui siamo vittime - rincara la mamma di A., tenendolo per mano -. Io comunque affiderò mio figlio alle cure di una psicologa, perchè porta le conseguenze degli atti di bullismo di cui è stato vittima, e poi gli cambierò scuola. Dopo quello che è successo non può più stare lì. É dislessico, ha problemi nel linguaggio, ma è tranquillo. Da subito ho segnalato la situazione alla preside, ma inutilmente. I compagni hanno continuato a offenderlo con frasi irripetibili. E quando ha riferito a un’insegnante che gli era stato sottratto il bracciale, sono iniziate le ricerche da parte del personale della scuola e alla fine è stato rinvenuto nella cartella di uno dei ragazzini che lo perseguita. Gli insulti razzisti che avrei pronunciato io? Ho visto mio figlio in mezzo alla strada che piangeva con il braccio dolorante e sono impazzita. Ma comunque la ricostruzione che hanno fatto gli altri genitori nella denuncia ai carabinieri non è esatta e quindi ho chiesto che vengano acquisite le immagini della videsorveglianza. E comunque a testimoniare che quanto racconto è vero, mi hanno già detto che verranno diverse persone che hanno visto A. in lacrime, con il braccio pieno di lividi, dopo che gli era stato rubato il braccialetto». E il bambino aggiunge: «Mi dicono continuamente parolacce e che sono handicappato. Mi minacciano e io a scuola non voglio andare. Ho paura».Pure il nonno ieri all’uscita di scuola ha voluto essere presente per rassicurare il nipote. «Sì, siamo sinti, ma abitiamo qui da una vita. Lavoriamo tutti e non capisco perché il mondo sian così cattivo nei nostri confronti. É una vergogna che A. a soli 10 anni, sia stato maltrattato in questo modo dai compagni più grandi». 
Nicoletta Cozza

Ultimo aggiornamento: 19:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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