Monica Lazzarin: «Io, in missione con la Nasa, per deviare l’asteroide»

Docente e astronoma del Bo, in prima linea con l’Agenzia spaziale europea

Giovedì 13 Luglio 2023 di Silvia Quaranta
Monica Lazzarin: «Io, in missione con la Nasa, per deviare l’asteroide»

PADOVA - Riccioli d’oro come Berenice e occhi azzurri come il cielo, puntati dritti verso lo spazio infinito. Dalle origini del mondo al suo salvataggio, Monica Lazzarin è stata in prima linea nel coordinamento di alcune tra le missioni spaziali più importanti del secolo. Tra queste la celebre missione dell’Agenzia Spaziale Europea Rosetta, che nelle polveri e nei gas di una cometa sta cercando risposte sull’origine del Sistema Solare, e Dart, che per la prima volta nella storia ha vittoriosamente deviato la traiettoria di un asteroide, convalidando uno strumento che un domani potrebbe salvarci da impatti molto pericolosi. Docente del dipartimento di Fisica e Astronomia “Galileo Galieli” dell’Università di Padova, oggi Lazzarin è anche tra i coordinatori della missione Hera, dell’Agenzia Spaziale Europea, che nel 2026 tornerà sulla “scena del crimine” della missione Dart
 

Professoressa, da dove nasce la sua passione per l’astronomia? 
«In ampia parte dalle scuole superiori. Penso che gli insegnanti che incontriamo da ragazzi possano influire molto sulle nostre scelte, e io ho avuto la fortuna di trovare un professore di Matematica e Fisica molto coinvolgente, che mi ha davvero ispirata. Sono sempre stata indecisa tra Fisica e Astronomia: inizialmente nel mio percorso universitario ho scelto la prima, poi all’università ho avuto un altro incontro fortunato, con un professore di Fisica che teneva un corso sul Sistema Solare. Mi ha molto appassionata, tanto che poi mi sono laureata in Astronomia, con una tesi su una cometa». 
 

Dopo la laurea?
«Ho conseguito il Dottorato di ricerca, sempre a Padova ma sotto Astronomia, e qui è iniziato il mio nuovo percorso. Sono stata all’estero per più di un anno, all’Observatoire de Meudon, collaborando con i colleghi di Parigi. In quel periodo ho continuato a lavorare sul Sistema Solare, appassionandomi a comete e asteroidi. Successivamente è iniziato il mio percorso come ricercatrice al Dipartimento di Astronomia, in coincidenza anche con la nascita della mia prima figlia». 
 

Alcuni anni dopo, lei è stata fra i padovani in prima linea con la missione Rosetta. 
«Una missione molto lunga, che ci ha fatto crescere. I lavori, a Padova, sono iniziati negli anni ’90, sotto la direzione del professor Barbieri e con la collaborazione fondamentale degli ingegneri del Cisas, il Centro di Ateneo di Studi e Attività Spaziali intitolato a Giuseppe Colombo. Con loro abbiamo costruito, qui a Padova, Osiris, lo strumento ottico che ha regalato al mondo le più belle immagini della cometa 67P/Churyumov–Gerasimenko. Missioni come questa si definiscono “di una vita”, perché accompagnano l’intera carriera di un ricercatore». 
 

Cosa avete scoperto con la missione Rosetta?
«Rosetta prende il nome dalla celebre stele, che ha permesso di interpretare i geroglifici egiziani attraverso il confronto con il greco antico. Allo stesso modo questa missione spaziale vuole studiare le origini del nostro universo attraverso l’analisi dei suoi “mattoni primordiali”, che sono le comete. Abbiamo ottenuto molti risultati, fra cui la scoperta di moltissime molecole di natura organica. Qui a Padova è stata fondamentale la collaborazione con i geologi, che ci hanno aiutato moltissimo nello studio della superficie della cometa». 
 

E dopo Rosetta avete testato come salvare la Terra da un asteroide...
«Dart è una missione della Nasa partita a ottobre 2021. A settembre scorso, nel 2022, abbiamo raggiunto non un singolo asteroide ma un sistema binario, formato cioè da un asteroide più grande, Didymos, del diametro di 760 metri, e uno più piccolo, Dimorphos, del diametro di 160 metri. Ricordiamo che nel 2013, in Russia, la caduta di un meteorite ben più piccolo, del diametro di appena venti metri, ha provocato più di 1200 feriti, 3000 edifici danneggiati e danni per centinaia di migliaia di euro, su un territorio molto vasto. Con la missione Dart abbiamo colpito Dimorphos, l’asteroide più piccolo, modificandone la rotta. Il successo è stato più grande di quanto ci aspettassimo: abbiamo deviato il periodo orbitale di 33 minuti e aperto la strada a questa tecnica, anche per il futuro».
 

Ci saranno altri impatti? 
«Ce ne sono da sempre e in tempi remoti hanno avuto effetti importanti: guardiamo per esempio la superficie della Luna, con i suoi crateri. Dart fa parte di un programma denominato “Planetary Defence”, che prevede ora una nuova missione, Hera, in partenza nel 2024. Torneremo sulla scena del crimine per studiare gli effetti dell’impatto provocato con Dart». 
 

Tantissime missioni da terra, ma hai mai sognato di andare sullo spazio?
«Ci ho anche provato, facendo le selezioni per diventare astronauta, le uniche che sono state fatte in Italia anni fa. Eravamo circa in 500, è stata la selezione in cui sono stati presi Nespoli e Vittore. Ci sono andata molto vicino, arrivando alla selezione finale di tre donne e sette uomini, ma nel 1998 non era ancora il momento della donna astronauta».
 

Lo sogna ancora?
«Vedere il miracolo della terra azzurra dallo spazio...chi non lo sogna!!!».
 

Ultimo aggiornamento: 14 Luglio, 09:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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