«Quella donna veniva verso di me con un buco in testa. Mi ha detto: «Non voglio morire»

Il racconto del vicino di casa Claudio Cappuzzo che ha soccorso per primo la 37enne presa a martellate dal marito

Domenica 11 Giugno 2023 di Serena De Salvador - Madleine Palpella
Claudio Cappuzzo

PADOVA - «Ho sentito delle urla strazianti, sono corso fuori e l’ho vista a terra, piena di sangue, con un buco in testa. Lei ha detto: «Non voglio morire, ci sono i miei bambini». Poi ho visto lui che la cercava e gli ho intimati di stare lontano. Lui è fuggito». È ancora scosso Claudio Cappuzzo, l’uomo che venerdì pomeriggio ha soccorso per primo la 37enne vittima di un tentato omicidio da parte del marito, il 44enne marocchino Hecham Talhaoui, in via Vivanti alla Guizza.
Lui e la moglie le hanno dato riparo nel loro garage fino all’arrivo dei soccorsi dopo che la donna era stata colpita a martellate in testa mentre era a casa dei genitori, dove si era rifugiata dopo aver deciso di allontanarsi dal marito violento.
 

LA RICOSTRUZIONE
Cappuzzo, 66enne, risiede da più di quarant’anni nei condomini in via Annie Vivanti, è un volto molto presente nel quartiere attraverso le attività di pulizia delle vie e della cura del giardino e per la sua vicinanza alle famiglie straniere della zona. Nel pomeriggio di venerdì, mentre stava sistemando il quadro elettrico del suo appartamento, era sceso per spegnere il freezer in garage quando ha avvertito un urlo disumano provenire da una cucina del condominio accanto. Non ci ha pensato due volte ed è immediatamente andato a soccorrere la giovane donna agonizzante e ricoperta di sangue portandola al sicuro nel suo garage.
«Ero nel mio box per spegnere il frigorifero quando ho sentito delle urla atroci provenire dal palazzo di fianco. Non era la prima volta e mi sono subito precipitato all’entrata per capire cosa stesse succedendo – spiega l’uomo – Anche la mia vicina si era preoccupata: davanti alla porta ho sentito un silenzio tombale e ho pensato che fosse successo qualcosa proprio nella casa di quella famiglia di origine marocchina. Non convinto che il pericolo fosse scampato sono andato sotto il loro balcone, ma non sentivo nulla. Sono rimasto fermo qualche minuto e quando mi sono girato e ho visto davanti a me la figlia del mio vicino, rannicchiata su se stessa e che faceva fatica a camminare, ricoperta di sangue con un buco in testa. Le sono andato incontro facendola sdraiare nel mio garage. Ho preso le prime cose che avevo sotto mano per fermarle il sangue, aiutandomi con delle stoffe l’ho coperta e le ho dato dell’acqua, prestandole in questo modo un primo soccorso».
 

L’ORRORE
La donna ha detto al signor Cappuzzo di aver chiamato l’ambulanza, ma lui non convito ha richiamato il 118. «Mentre stavo aspettando l’arrivo dei soccorsi, ho visto davanti a me suo marito che veniva verso il garage cercando la moglie – aggiunge il testimone – Subito mi sono fatto avanti avvertendolo di non avvicinarsi e di stare fermo, lui mi ha chiesto il motivo e io gli ho risposto che stavano arrivando le forze dell’ordine e sarebbe finito in guai seri.

In quel momento ho realizzato che lui la voleva trovare per finire il lavoro che aveva cominciato. Il marito è scappato in bicicletta e appena sono arrivati i carabinieri ho descritto l’uomo in fuga. In un secondo momento sono arrivati il papà e la mamma della ragazza, completamente sotto choc».


Immediato l’intervento della moglie di Cappuzzo, che ha prestato soccorso alla giovane donna sdraiata per terra. «Le parole che mi restano impresse sono state “Non voglio morire, per i miei figli”. Sono state strazianti – spiega Ada –. Vedere una donna ricoperta di sangue in quelle condizioni è disumano». «Io ho visto nascere tutti in quella famiglia, sono presente anche se nel mio piccolo – continua Cappuzzo – quando i suoi figli compiono gli anni faccio loro sempre un pensiero. Sapere che ha rischiato la vita mi fa raggelare il sangue. Ho intenzione di fare il possibile per aiutarli a fare in modo che questo episodio non accada mai più. Questa volta non erano presenti i bambini, ma se lo fossero stati? Non oso immaginare. Non mi ritengo un eroe, ho fatto semplicemente quello che andava fatto per aiutare una persona in difficoltà». La 37enne da qualche giorno aveva lasciato la casa coniugale in via Pascoli, sempre alla Guizza, per trasferirsi a casa dei genitori perché voleva allontanarsi dal marito. Talhaoui, di professione parrucchiere, avrebbe già manifestato dei comportamenti violenti e creato problemi anche nell’abitazione dei suoceri. L’uomo è ora in carcere accusato di tentato omicidio. Lunedì comparirà in tribunale per la convalida dell’arresto.
 

Ultimo aggiornamento: 12:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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