Come si salva una vita? All'istituto Bernardi corso per 100 studenti. Che si autotassano

Sabato 17 Luglio 2021
Come si salva una vita? All'istituto Bernardi corso per 100 studenti

C’è una scuola dove si insegna anche a salvare la vita.

E che ha visto nell’anno scolastico appena concluso più di 100 studenti imparare a farlo. Ad essi si sono aggiunti, volontariamente, altri 24 ex allievi, docenti, personale interno. Tutti decisi a dare vita ad una tradizione che vede da 7 anni, l’ Istituto professionale “Bernardi” impegnato ad inserire nel curriculum formativo dei propri ragazzi i corsi di rianimazione cardiopolmonare con l’uso del defibrillatore semi automatico. Tre anni fa, infatti, fu proprio un studente del Bernardi di 19 anni, Riccardo Sera, a salvare da un malore, altrimenti fatale, un vicino di casa. L’episodio ha contribuito a fare dei corsi una delle materie seguite con estrema attenzione dai ragazzi dell’ultimo anno, seguiti da un pool trasversale di docenti che vede i titolari della cattedra di educazione motoria condividere la “materia” con i colleghi di lettere e persino con quelli di religione.


«Dopo l’episodio occorso a Eriksen – spiega infatti Giuseppe Pinton docente di religione cattolica all’istituto di via Crescini – i miei colleghi ed io siano stati subissati di messaggi e telefonate dai nostri allievi. Tutti entusiasti nell’aver compiuto un’esperienza destinata probabilmente ad avere un peso per salvare la vita di qualcuno. Molti di loro – continua il professor Pinton – praticano sport anche a livello agonistico. E sono consapevoli che il rischio di un arresto cardiaco ad un loro compagno resta in agguato in un rettangolo di gioco e fra le mura di una palestra».


I FONDI
Il lato paradossale di tanto entusiasmo è che il corso più seguito nella “scuola che salva la vita” non viene realizzato con fondi pubblici. I soldi mancano. Le lezioni sono sostenute grazie all’apporto volontario dei medici e specializzandi del Pronto soccorso di Padova, che ogni anno vestono i panni dei volontari pur di insegnare agli studenti del Bernardi nozioni basilari per la sicurezza dentro e fuori la scuola. Finora un apporto economico importante è stato assicurato anche dai Lions club. Al resto hanno pensato gli studenti che si sono autotassati per comprarsi i dispositivi necessari a seguire le pratiche salva vita. Dalle proprie tasche i ragazzi hanno messo circa 25 euro ciascuno anche per l’acquisto del testo specializzato a guidare la teoria. Aspetto ancora più paradossale è l’esistenza di una normativa che rende obbligatori in ogni scuola i corsi di primo soccorso. Ma che non ha mai trovato finanziamento. La volontà e la voglia di credere ad una didattica che si misuri con la vita nel senso letterale del termine hanno fatto tuttavia la differenza al “Bernardi”.


Non è un caso infatti che i corsi non si sono fermati nemmeno nell’anno del Covid. Gli spazi ampi delle palestre e l’uso di maschere dotate di una valvola monodirezionale sono state la via d’uscita per salvare le lezioni. In ballo non c’era solo il rilascio di uno specifico certificato sicuramente utile nel curriculum professionale. Ma la capacità di poter fare qualcosa di utile al prossimo. Davvero il voto più bello. E con tanto di lode.
 

Ultimo aggiornamento: 08:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci