C’è una scuola dove si insegna anche a salvare la vita.
«Dopo l’episodio occorso a Eriksen – spiega infatti Giuseppe Pinton docente di religione cattolica all’istituto di via Crescini – i miei colleghi ed io siano stati subissati di messaggi e telefonate dai nostri allievi. Tutti entusiasti nell’aver compiuto un’esperienza destinata probabilmente ad avere un peso per salvare la vita di qualcuno. Molti di loro – continua il professor Pinton – praticano sport anche a livello agonistico. E sono consapevoli che il rischio di un arresto cardiaco ad un loro compagno resta in agguato in un rettangolo di gioco e fra le mura di una palestra».
I FONDI
Il lato paradossale di tanto entusiasmo è che il corso più seguito nella “scuola che salva la vita” non viene realizzato con fondi pubblici. I soldi mancano. Le lezioni sono sostenute grazie all’apporto volontario dei medici e specializzandi del Pronto soccorso di Padova, che ogni anno vestono i panni dei volontari pur di insegnare agli studenti del Bernardi nozioni basilari per la sicurezza dentro e fuori la scuola. Finora un apporto economico importante è stato assicurato anche dai Lions club. Al resto hanno pensato gli studenti che si sono autotassati per comprarsi i dispositivi necessari a seguire le pratiche salva vita. Dalle proprie tasche i ragazzi hanno messo circa 25 euro ciascuno anche per l’acquisto del testo specializzato a guidare la teoria. Aspetto ancora più paradossale è l’esistenza di una normativa che rende obbligatori in ogni scuola i corsi di primo soccorso. Ma che non ha mai trovato finanziamento. La volontà e la voglia di credere ad una didattica che si misuri con la vita nel senso letterale del termine hanno fatto tuttavia la differenza al “Bernardi”.
Non è un caso infatti che i corsi non si sono fermati nemmeno nell’anno del Covid. Gli spazi ampi delle palestre e l’uso di maschere dotate di una valvola monodirezionale sono state la via d’uscita per salvare le lezioni. In ballo non c’era solo il rilascio di uno specifico certificato sicuramente utile nel curriculum professionale. Ma la capacità di poter fare qualcosa di utile al prossimo. Davvero il voto più bello. E con tanto di lode.