Padova. Tutti vogliono gli ingegneri del Bo ma ci sono ancora poche donne e troppi cervelli in fuga alla ricerca di stipendi più alti

Mercoledì 14 Febbraio 2024 di Marco Miazzo
Foto Pexels - Emily Ranquist

PADOVA - Il 90% dei laureati in Ingegneria al Bo trovano lavoro entro un anno dalla laurea. Anzi, la maggior parte dei laureati si fermano alla triennale poiché trovano subito lavoro. I dati attestano la professione dell’ingegnere tra le più richieste dal mercato del lavoro, eppure il distacco tra domanda e offerta non accenna a diminuire e le aziende fanno sempre più fatica a reperire ingegneri. Dal convegno “Ingegneria: una professione per il presente e per il futuro”, emerge l’impegno comune di università e imprese nel lavorare ancor più a stretto contatto.

I PUNTI

Tanti i punti su cui serve lavorare per rendere più attrattiva la professione dell’ingegnere: bisogna attrarre più ragazze, è donna solo il 17% degli ingegneri. Bisogna diventare più attrattivi rispetto agli studenti dall’estero e fare in modo che, una volta formati, i giovani restino nelle imprese del territorio. È necessario rendere i percorsi di studio più aderenti alle esigenze del mercato; bisogna infine credere nell’innovazione per rendere più produttiva la filiera locale. «Le imprese venete riconoscono il livello altissimo di preparazione dei laureati in Ingegneria al Bo, ma serve potenziare le competenze trasversali». Così Francesco Nalini, delegato di Confindustria Veneto Est, esprime il filo conduttore della tavola rotonda cui hanno partecipato i vertici dei quattro dipartimenti patavini di Ingegneria Fabrizio Dughiero (Ingegneria industriale), Riccardo Rossi (Ingegneria civile), Gaudenzio Meneghesso (Ingegneria dell’informazione), Alberto Trevisani (Ingegneria gestionale); il presidente della Scuola di Ingegneria Franco Bonollo e il presidente dell’Ordine degli ingegneri padovani Riccardo Schvarcz. Con i suoi 38 corsi di laurea, dalla Scuola di Ingegneria di Padova escono ogni anno oltre 3mila studenti, con un percentuale al 25%, tra le più alte a livello europeo.

La Scuola è per dimensioni tra le prime quattro in Italia (assieme al Politecnico di Milano, al Politecnico di Torino e alla Sapienza di Roma). Ma il dibattito tra i vertici dei dipartimenti padovani e i rappresentanti del mondo imprenditoriale tocca le criticità e prospettive del settore.

CERVELLI IN FUGA

In primis la fuga dei cervelli: tanti laureati a Padova vanno a lavorare all’estero o anche solo fuori regione perché trovano stipendi più alti. Basti pensare che in Veneto la media delle paghe alle prime esperienze in azienda si aggira tra i 1.300 e i 1.600 euro al mese, in Emilia Romagna il rialzo è del 10%, che aumenta in Lombardia e raddoppia nel resto d’Europa. Bisogna poi attrarre più studenti dall’estero, che a detta di Alberto Trevisani sono disincentivati a venire in Italia «perché la burocrazia per il permesso di soggiorno è lunga e i servizi del Diritto allo studio erogati dagli Esu non sono all’altezza di quelli nei loro paesi d’origine».
«Dobbiamo lavorare sul fronte quantitativo e qualitativo – sintetizza il presidente della Scuola di Ingegneria, Franco Bonollo –, ovvero sul numero di laureati, ma anche sulle skills che devono avere terminati di studi universitari. Serve un’azione di sistema in cui tutti devono fare la loro parte: il mondo della formazione e il mondo delle imprese. Dobbiamo creare insieme una nuova cultura del lavoro che trasmetta le potenzialità di una professione che, sulla scia delle nuove tecnologie, resta fortemente richiesta dal mercato». 

Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 09:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci