Parità di genere, all'Università di Padova ancora poche donne ai vertici. Cos'è la «segregazione orizzontale»

Mercoledì 31 Gennaio 2024 di Silvia Quaranta
Foto Pexels - Stanley Morales

PADOVA - L’università è sempre più rosa, ma la parità di genere è ancora lontana. Le donne sono nettamente di più fra gli studenti, sono più numerose fra il personale tecnico amministrativo e aumentano, anche se di poco, tra docenti e dirigenti. Il divario, tuttavia, è evidente: man mano che si sale con i gradini di carriera, infatti, le percentuali tendono ad invertirsi: a fronte di un 53% di studentesse, le docenti donne sono il 37%, e le dirigenti appena il 30.

Uno sguardo alla serie storica delle immatricolazioni mostra che al progressivo aumentare del numero di iscritti è corrisposta, negli ultimi anni, una maggiore partecipazione delle studentesse, passate dal 52,8% del 2015 al 53,7% del 2021, ultimo anno considerato dal “Bilancio di Genere” appena pubblicato dall’ateneo. In numeri assoluti, negli ultimi quattro anni le studentesse sono aumentate del 23%, mentre gli studenti solo del 14,5%. Sempre per quanto riguarda la popolazione studentesca, la percentuale femminile è particolarmente alta fra i corsi a ciclo unico (i principali sono Medicina, Veterinaria, Giurisprudenza e Scienze della Formazione Primaria) dove sfiorano il 70%.

TRE SU DIECI

Dirigenti donne solo 3 su 10. La distribuzione, tuttavia, segue una divisione che in statistica si definisce “segregazione orizzontale”: il corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria (da cui escono le future maestre) vede una presenza di donne che è quasi esclusiva. Altri corsi di studio a prevalenza femminile sono quelli delle aree delle Discipline umanistiche e artistiche, delle scienze sociali, del giornalismo e dell’informazione. Le ragazze diventano invece una netta minoranza, circa un quinto degli iscritti, nell’area di Ingegneria, attività manifatturiere e costruzioni. Salendo appena di “grado”, il divario di genere si fa più evidente. Fra dottorandi e assegnisti le donne scendono già al di sotto della metà, oscillando fra il 45 e il 47%. Fra il personale docente, le professoresse sono il 37% e fra i dirigenti il 30%, senza variazioni significative negli ultimi anni. Le azioni in favore della parità: il problema, va detto, non è nuovo e ormai da diversi anni l’ateneo ha cominciato a muoversi attivamente per riequilibrare le quote. Le azioni intraprese nel tempo hanno trovato forma organica nel “Piano per l’uguaglianza di genere”, in vigore dal 2022. Il piano prevede una serie di progetti che mirano a facilitare le carriere delle donne all’interno dell’ateneo: si va dalle agevolazioni per la genitorialità in generale (contributi asilo nido, convenzioni e centri estivi) alla flessibilità sul lavoro; dalle “quiet room” per le studentesse che devono allattare al servizio di consulenza psicologica per tutto l’ateneo.

LA SOSTENIBILITÁ

Nel confronto con altre università, anche sul fronte della parità di genere il Bo si colloca comunque in buona posizione: secondo la classifica di QS Sustainability, alla quale hanno partecipato 700 atenei a livello mondiale e 31 a livello nazionale, rientra infatti fra i 100 migliori al mondo. Lo ha ricordato proprio il Consiglio di Amministrazione, ieri, nell’approvare anche il bilancio di sostenibilità, che spazia dal fronte ambientale a quello sociale. Gli obiettivi che l’università si è posta, in questo campo, possono dirsi tutti raggiunti, e lo testimoniano proprio i numerosi riconoscimenti tributati all’ateneo: l’ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) ha assegnato all’Università di Padova il Premio Giusta transizione 2022 per il progetto UniPadova Sostenibile, mentre il già citato QS Sustainability vede il Bo sul podio assoluto fra gli atenei italiani e al 61esimo posto in classifica mondiale. 

Ultimo aggiornamento: 07:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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