PADOVA - Rispetto a gennaio l’inflazione a Padova è praticamente dimezzata ma il carrello della spesa continua a registrare prezzi alle stelle e il rincaro del costo della vita rimane il doppio rispetto all’estate di due anni fa.
I DATI
Se l’inflazione si paragona ai picchi registrati un anno fa (a settembre 2022 si è superata quota +12%), negli ultimi mesi si è assistito a un’incoraggiante flessione. Si è passati infatti dal 10,3% di gennaio al 9,1% di febbraio; poi al 7,4% di marzo, all’8% di aprile, per arrivare al 7,7% di maggio. In discesa anche giugno con il 6,5%. Poi si è passati al 6,1% di luglio e al 5,3% del mese scorso. Una curva che sta iniziando a flettere, anche se non bisogna dimenticare che ad agosto 2021 non si andava oltre il 2,5%. Non solo. Il progressivo aumento dei carburanti delle ultime settimane inoltre potrebbe riportare verso l’alto il costo complessivo della vita. Della flessione peraltro non beneficiano i prodotti alimentari, che continuano a registrare rincari a doppia cifra. La voce “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” elaborata dal settore Controllo e statistica del Comune è chiarissima. A gennaio 2023 si è registrato un +12,7% rispetto all’anno precedente; a febbraio +13,3%, a marzo +13,1%, ad aprile +12,1%, a maggio +12,2%, a giugno +12%, a luglio +11,5% e ad agosto +9,6%. Un vero e proprio stillicidio. Anche il mese scorso si sono registrati dei picchi impressionati. La verdura si attesta a +20,4%. Ma sono altre le voci che raggiungono quote inimmaginabili fino a qualche anno fa. Lo zucchero ha toccato la quota record del +44,2%, l’olio d’oliva si ferma, si fa per dire, a +34,8%.
GLI ESBORSI
Insomma per il carrello della spesa non c’è tregua. Una tendenza che si è fatta sentire anche l’anno scorso. Nel 2022 infatti i padovani (di città e provincia) hanno speso 43 milioni di euro in più per pane e pasta. La verdura è costata quasi 39 milioni di euro in più, mentre per la carne l’esborso aggiuntivo è stato di 37 milioni. Sono questi gli alimenti che hanno maggiormente risentito dell’aumento delle materie prime necessarie per la loro produzione. Al quarto posto ci sono latte, formaggi e uova (+30 milioni di euro), che precedono pesce e frutta (rispettivamente +16 e +15 milioni di euro). Seguono olio, burro e grassi (+13 milioni) e le bevande analcoliche, dal caffè alle acque minerali fino ai succhi (+13 milioni). Chiudono la classifica zucchero, confetture, miele, cioccolato, dolci e sale, condimenti e alimenti per bambini (+7 milioni). Secondo i dati forniti da Istat l’anno scorso è stata registrata l’inflazione più alta dal 1985: rispetto al 2021 in Veneto i prezzi sono cresciuti dell’11,3% principalmente a causa dall’andamento dei prezzi degli energetici. Ad esempio a Padova il costo del gas lo scorso dicembre, rispetto allo stesso periodo del 2021, è salito del 96%. In Veneto l’indice dell’aumento dei prezzi di dicembre, sempre secondo Istat, è stato dell’11,3% con Padova al primo posto tra i capoluoghi sopra i 150mila abitanti con un +11,8% e al 14° su scala italiana, superando così Verona. Intanto un’analisi di Assoutenti ha analizzato i capoluoghi dove la tazzina di caffè al bar ha registrato i maggior aumenti medi. Padova è quarta (1,27 euro) dietro Bolzano (1,34 euro), Trento (1,31 euro), Belluno (1,28 euro).
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