La lotta al granchio blu si sposta nei laboratori di ricerca: studio dell'Università di Padova

Lunedì 4 Settembre 2023 di Riccardo Magagna
La lotta al granchio blu si sposta nei laboratori di ricerca: studio dell'Università di Padova

PADOVA - La lotta al granchio blu continua inesorabile e ora si sposta anche nei laboratori di ricerca dell'Università di Padova dopo i recenti ritrovamenti del crostaceo nei fiumi padovani.

Studiare e capire l'adattabilità della specie aliena potrebbe risultare, infatti, fondamentale per trovare risposte e soluzioni a questo problema. «I danni all'ecosistema che questo crostaceo sta facendo si stanno già rivelando sugli ecosistemi marini e lagunari. Il problema ora è il rinvenimento di questi esemplari nelle acque dolci - dichiara Valerio Matozzo professore di ecologia marina all'Università di Padova -. Questa è davvero una novità e noi del Dipartimento di biologia inizieremo a breve una serie di studi per cercare di capire qual è la capacità adattiva del granchio blu nei confronti delle acque dolci. Compiremo delle indagini rivolte alla valutazione fisiologiche dell'esemplare alieno; qualche piccolo dato ce lo abbiamo già perché questa specie è già ben nota lungo le coste atlantiche e del Sud America. Il primo passo per la soluzione è studiare e capire qual è la sua capacità adattiva». Non sappiamo, quindi, ancora molto a livello scientifico su questa specie di crostaceo aliena che sta devastando il nostro ecosistema marino, mettendo a dura prova le colture di cozze e vongole e non solo, perché il granchio blu si nutre anche degli avannotti, piccoli pesci appena nati.


SENZA PREDATORI
Un altro problema che si presenta è che il granchio blu sembra non avere predatori naturali nelle nostre acque e la pesca del crostaceo non rappresenta una soluzione definitiva per contrastarlo. «La cosa che preoccupa è che i granchi blu non sembrano avere grossi predatori naturali, quindi, la specie non ha rivali allo stato attuale - spiega il professor Matozzo -. Riuscire a dire quale sia la soluzione migliore è davvero difficile ad oggi. Perché i crostacei alieni si sono sviluppati e si trovano lungo tutta la costa dell'Adriatico da nord a sud». In realtà, una soluzione potrebbe esistere e non solo ridurrebbe il numero del crostaceo blu nelle nostre acque ma porterebbe anche un altro beneficio: il reinserimento di specie ittiche che sono in via di estinzione. «Nessuno prende in considerazione lo stadio larvale del crostaceo, questo è uno stadio in cui ci potrebbero essere una elevate predazione da parte dei pesci - asserisce Francesco Quaglio professore e direttore della scuola di specializzazione allevamento e igiene patologia delle specie acquatiche e controllo dei prodotti derivati all'ateneo patavino -. Ad esempio un predatore potrebbe essere il beluga che è uno storione carnivoro. L'immissione del beluga, nelle acque in cui sono presenti le larve del granchio blu, rappresenterebbe un doppio vantaggio, in quanto il beluga è uno storione in via d'estinzione: la sua reintroduzione in concomitanza della presenza del granchio ridurrebbe la presenza di quest'ultimo e aprirebbe la strada all'inserimento delle specie ittiche che se ne potrebbero cibare». Quello che è certo è che i futuri studi che verranno eseguiti nei laboratori daranno delle possibili risposte a quello che, oggi, sembra essere un problema di difficile soluzione. «Gli studi preliminari che andremo a fare nei nostri laboratori ci permetteranno di capire e di conoscere di più questa specie aliena e saranno fondamentali per capire fino a dove questi granchi possono arrivare. Lo studio sulla specie ci potrebbe permettere di capire anche quali eventuali soluzioni si possono prendere per debellare e limitare questo problema» conclude il professore Matozzo.

Ultimo aggiornamento: 09:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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