Padova. Esplosione alla Acciaierie Venete, traumi e ustioni: l'operaio resta grave

L'uomo è in terapia intensiva, intubato e in coma indotto

Domenica 29 Ottobre 2023 di Marco Aldighieri
Esplosione alla Acciaierie Venete, traumi e ustioni: l'operaio resta grave

PADOVA - Restano gravi le condizioni dell'operaio bosniaco di 49 anni, coinvolto venerdì all'ora di pranzo, insieme a due colleghi feriti solo lievemente, nella potente esplosione all'interno di Acciaierie Venete. Il lavoratore straniero è tutt'ora ricoverato in terapia intensiva e seguito dall'equipe del reparto Grandi Ustionati dell'Azienda ospedaliera. L'operaio, al momento in coma farmacologico, presenta ustioni sul 30 per cento del corpo.
E questo è motivo di forte preoccupazione tra i medici. Inoltre, quando è stato investito dall'onda d'urto causata dalla deflagrazione ha battuto con forza il capo a terra. È possibile che nella giornata di lunedì i medici provino a risvegliarlo per accertare le sue reali condizioni, ma per ora resta in prognosi riservata.

LE INDAGINI

Intanto la Procura ha iscritto nel registro degli indagati Christian Frelich, l'ingegnere direttore e responsabile dello stabilimento di riviera Francia in zona industriale. È accusato di lesioni colpose aggravate dalla violazione delle norme in materia di sicurezza sul lavoro.

La deflagrazione è stata talmente violenta da distruggere parte del tetto dello stabilimento. Gli inquirenti adesso dovranno capire per quale motivo dell'acciaio fuso è fuoriuscito da una vasca di contenimento.

Secondo una prima ricostruzione dei fatti il contenitore avrebbe oscillato, provocando così la pericolosa perdita. Ma soprattutto chi indaga dovrà appurare perché in quella area di lavoro era presente a terra una grande quantità d'acqua. L'ipotesi più accredita è quella di una infiltrazione sul tetto del capannone: le intense piogge dell'ultimo periodo avrebbero contribuito a formare ampie chiazze di acqua sul pavimento.

E poi gli investigatori dovranno dare una spiegazione del perché questo secondo grave incidente si è registrato nella stessa area e a un centinaio di metri dal punto della tragedia avvenuta cinque anni fa. In quello stesso capannone, domenica 13 maggio 2018, quattro operai furono investiti da circa 90 tonnellate di acciaio fuso a 1.600 gradi. Due di loro, Sergiu Todita e Marian Bratu, morirono dopo mesi di agonia. La Procura, nei prossimi giorni, nominerà un perito specializzato in sicurezza sui luoghi di lavoro per analizzare il capannone ancora sotto sequestro. L'esperto sarà affiancato dai tecnici dello Spisal e dagli ingegneri dei vigili del fuoco. Lo staff di inquirenti dovrà valutare se Acciaierie Venete ha rispettato o no le norme in materia di sicurezza sul lavoro. Intanto la polizia, nella giornata di ieri, ha sentito il racconto di alcuni operai al lavoro al momento della terribile esplosione.

La prossima settimana saranno ascoltati anche i due feriti lievi, l'italiano di 50 anni e il moldavo di 39 anni, già dimessi dal pronto soccorso dell'ospedale Sant'Antonio nel tardo pomeriggio di venerdì. Infine la Procura, per un ulteriore sviluppo delle indagini, sta aspettando la deposizione della relazione effettuata dagli agenti della polizia scientifica.

IL SINDACO

Il primo cittadino Sergio Giordani ha dichiarato: «Sono molto vicino e solidale con i lavoratori coinvolti nello scoppio avvenuto venerdì, vicino a loro, vicino alle famiglie e ai colleghi. La sicurezza sui luoghi di lavoro rappresenta un valore assoluto che tutti e anche le istituzioni dobbiamo perseguire e rendere concreto ogni giorno».

Ultimo aggiornamento: 09:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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