Delitto di Aycha, chiesto il processo per il marito assassino

Giovedì 7 Ottobre 2021 di Marco Aldighieri
CADONEGHE - Aycha El Abioui e Abdelfettah Jennati

CADONEGHE - La Procura ha chiesto il processo per il magazziniere marocchino di 40 anni Abdelfettah Jennati. Lo straniero è accusato dell’omicidio premeditato della moglie Aycha El Abioui di 31 anni e madre dei suoi tre figli. Secondo il pubblico ministero Marco Brusegan, titolare delle indagini, i giorni prima del delitto consumato la sera del 24 novembre dell’anno scorso, avrebbe cercato in rete attraverso il suo smartphone tutta una serie di veleni. 
Insomma, per l’accusa aveva maturato da tempo l’intenzione di sbarazzarsi di sua moglie poi massacrata, sul letto della camera matrimoniale, con un paio di pugnalate al petto.

La difesa invece, con i legali Elisabetta Costa e Fabio Targa, proveranno già davanti al Gup a fare passare Abdel come una persona incapace di intendere e di volere. 


L’INCHIESTA 
Gli inquirenti hanno analizzato il telefono cellulare del magazziniere, scoprendo tutta una serie di ricerche effettuate in Internet sui veleni più letali. In particolare il 40enne, sempre in lingua araba, ha raccolto informazioni sull’orpimento, un minerale velenoso che consiste in un cristallo di solfuro di arsenico. Quei suoi “studi” sono stati compiuti nelle settimane prima del 24 novembre del 2020, quando con due coltellate al petto, così profonde da lesione più organi interni, ha ucciso la madre dei suoi tre figli. Il 21 novembre ha trascorso parte della giornata a cercare dove trovare l’arsenico e a quale prezzo, ma non solo: voleva anche capire quanto gli sarebbe costato il divorzio in termini di mantenimento di figli e moglie. Insomma, roso dalla gelosia, per i carabinieri della stazione di Cadoneghe avrebbe premeditato nei dettagli il delitto. Non solo, perchè sempre attraverso i motori di ricerca voleva prenotare viaggi in traghetto per la Sicilia, la Sardegna, il Marocco e la Tunisia: forse era anche pronto alla fuga. 


LA DIFESA 
I legali di Abdel hanno prodotto tutta una serie di documenti con l’unico obiettivo di farlo passare per una persona incapace di intendere e di volere. Il magazziniere, quando viveva in Calabria, è stato visitato in quattro occasione al centro di salute mentale di Lamezia Terme: il 25 gennaio 2016, il 22 agosto 2016, il 5 marzo 2018 e 21 aprile 2018. 
La diagnosi dell’accoglienza era: “Stato ansioso non specificato. Riferisce di accusare disturbi di natura ansiosa da qualche anno, ma negli ultimi mesi si è acutizzata la sintomatologia ansiosa-depressiva caratterizzata da ansia generalizzata, umore deflesso, facile irritabilità”. Queste diagnosi sono per i legali del marocchino, la prova provata dello stato di depressione in cui versava da tempo il loro assistito. Gli avvocati, a giorni, depositeranno la perizia psichiatrica effettuata dal professor Claudio Terranova.

Ultimo aggiornamento: 09:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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