Crisi nera per le terme: a Pasqua duemila presenze, al lavoro un dipendente su sei

Venerdì 16 Aprile 2021 di Eugenio Garzotto
Terme di Abano

ABANO/MONTEGROTTO - Appesi a un filo di speranza. Quello rappresentato dalle decisioni governative, attese per oggi come ogni fatidico venerdì, e dalle quali ci si auspica una parola chiara e definitiva sulla data delle riaperture. É questo il clima che si respira in Federalberghi Abano e Montegrotto e che va di pari passo con un sentimento di profonda delusione per gli indirizzi politici emersi finora. «Le recenti dichiarazioni del ministro del Turismo Massimo Garavaglia, che ha ipotizzato un ritorno a una sorta di normalità per il 2 giugno, rappresentano per noi l'ennesima doccia fredda dichiara il direttore dell'ente di categoria Marco Gottardo - contavamo che si potesse riprendere almeno a maggio.

Se la data coincidente con la Festa della Repubblica dovesse essere confermata, allora sarà definitivamente perso il primo semestre dell'anno». Giudicare deludente il risultato del periodo pasquale è un eufemismo. «Su oltre novanta stabilimenti, hanno aperto i battenti una trentina prosegue Gottardo - tutti con le prenotazioni contingentate al cinquanta per cento della ricettività per garantire un corretto distanziamento fra gli ospiti. Una limitazione che ha avuto un forte impatto sui numeri. Nelle giornate di Pasqua e Pasquetta, mediamente, sono stati infatti registrati poco più di 2.000 arrivi per un totale di circa 5mila presenze. Se consideriamo che nello stesso periodo pre-Covid gli hotel termali arrivavano al tutto esaurito con 18mila presenze, è facile comprendere come il danno per il comparto sia stato enorme».

OCCUPAZIONE IN CALO
Un crollo della domanda che si è ripercosso anche sui livelli occupazionali. Sottolinea infatti il direttore di Federalberghi: «Gli impiegati nel settore sono circa 6.000, fra contrattualizzati a tempo indeterminato e lavoratori stagionali. Ma con appena un terzo degli alberghi aperti a mezza capienza, questo numero va ulteriormente diviso e si arriva quindi a un sesto». A lavorare sono stati chiamati perciò circa un migliaio di dipendenti, dal momento che un albergatore non impiega certo tutto il suo personale per un'attività che può accogliere solo la metà della clientela. Trascorse le festività pasquali, poi, la presenza degli ospiti ha subìto un ulteriore decremento pari al 25/30 per cento. «Di fatto, per noi non è cambiato nulla rispetto allo stesso periodo del 2020 continua Gottardo - il turismo vive di movimento. Finché i confini regionali e nazionali continueranno a essere chiusi, la situazione resterà di drammatica difficoltà». Gli unici spostamenti consentiti, com'è noto, sono quelli per motivi sanitari, ma anche così, le disposizioni vengono giudicate cervellotiche e di complessa interpretazione. «Garantiamo tutte le procedure per una vacanza sicura, dal distanziamento all'uso della mascherina, dalla continua sanificazione dei locali al contingentamento delle prenotazioni elenca Gottardo - con il risultato che il turismo dei gruppi è stato azzerato, i pullman sono fermi e sugli spostamenti per motivi di lavoro non possiamo assolutamente contare. Si tratta di una tipologia di clientela che per noi ha un'incidenza minima».

L'AUSPICIO
L'augurio è che il governo decida per una riapertura, sebbene in sicurezza, per i primi di maggio. «Altrimenti, potremo affidarci a una ripartenza strutturale solo da settembre, visto che comunque giugno, luglio e agosto sono per noi periodi di bassa stagione. Ma se si riapre, poi non si deve più chiudere». E come se non bastasse, i pochi clienti arrivati per Pasqua hanno tenuto ben chiusi i portafogli. «Certamente non hanno acquistato nei negozi, visto che eravamo in fascia rossa, ma anche negli hotel hanno ridotto di parecchio le spese, potendo richiedere solo le prestazioni di carattere sanitario». Altra dolente nota, il livello attuale delle prenotazioni. «Oramai, non si decide più last minute, ma last second afferma Gottardo - siamo nell'ordine dei due, tre giorni prima, quando va bene, con difficoltà enormi di programmazione. Amara la conclusione: «Mi sforzo di essere ottimista, sperando in una vera ripresa in autunno, se la campagna vaccinale andrà a pieno regime e non arriveranno altre strette. Altrimenti la crisi del settore peggiorerà e le conseguenze saranno drammatiche, non solo per il più importante comparto economico delle Terme, ma anche a cascata per l'intero indotto. Con un rischio alto per la tenuta sociale complessiva».
 

Ultimo aggiornamento: 17:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci