Stroncato da un malore, Mimmo muore a 48 anni tra le braccia della moglie

Giovedì 25 Giugno 2020 di Giancarlo Noviello
Cosimo Colucci
PADOVA - È morto all’età di 48 anni, sotto gli occhi terrorizzati della moglie Antonella e della figlia Alessia. Una morte inaspettata, per un infarto improvviso, quella di Cosimo Colucci. Una fine che ha gettato nella disperazione la famiglia. Cosimo Colucci, soprannominato “Mimmo” dagli amici più cari e dai colleghi di lavoro, era originario di Mottola, in provincia di Taranto, e ricopriva l’incarico di assistente capo coordinatore della Polizia penitenziaria nella casa di reclusione di via Due Palazzi a Padova, dopo aver vinto il concorso nel 1998. Sposato dal 2004 con la moglie Antonella Caragnano, viveva nel Veneziano, a Galta di Vigonovo, ed era padre di Alessia, 15 anni, studentessa modello all’istituto “Einaudi” di Padova, con la quale aveva un legame speciale e indissolubile. Un padre esemplare, riservato, che non aveva mai manifestato particolari problemi di salute. Lunedì sera, rientrato a casa intorno alle 20, dal turno di servizio, era andato a riposare, un modo per scaricare fatica e tensione dopo il lavoro. Ma Cosimo Colucci non si sentiva molto bene. Prima di coricarsi, aveva segnalato alla moglie una sensazione di malessere generale, accompagnato da alcuni spasmi allo stomaco. Le prime avvisaglie di un male invisibile. Intorno alle 22 la tragedia, con la moglie che cerca disperatamente di intervenire praticandogli il massaggio cardiaco, supportata anche dal vicino di casa. Quando è giunta sul posto l’ambulanza, per il personale medico non sono stati sufficienti i numerosi tentativi di salvarlo anche mediante l’utilizzo del defibrillatore. 
IL CORDOGLIO
Profondo cordoglio è arrivato anche dal Corpo della Polizia Penitenziaria, dove l’agente era apprezzato per la sua generosità, onestà, lealtà e il grande spirito di sacrificio e abnegazione che metteva sempre al servizio dell’istituzione. Salvatore Diolosà, collega che ha condiviso con Colucci i tanti turni di lavoro, molti dei quali massacranti, lo ha voluto ricordare con un messaggio struggente e carico di emotività: «Cosimo aveva un carattere solare e riusciva a farsi notare nella confusione, facendosi rispettare anche nei momenti più difficili – spiega con commozione Salvatore Diolosà -. Era un uomo semplice, ma nello tempo molto preciso e meticoloso, attento anche ai piccoli dettagli, dall’attenzione della divisa fino al rispetto dei rapporti interpersonali con i colleghi. Se avevi bisogno lui c’era sempre, con un consiglio e una mano tesa pronta ad aiutare chiunque. Un collega che amava la vita, la moglie e soprattutto sua figlia Alessia, che portava spesso in sella alla sua “Harley Davidson”. Lui per tutti noi era semplicemente “Mimmo”». Anche l’associazione nazionale della Polizia penitenziaria, l’istituto che tutela il personale penitenziario in congedo, ha voluto trasmettere un messaggio di solidarietà e cordoglio per l’agente scomparso. «Salutiamo con l’onore dei meriti il nostro sfortunato collega Cosimo Colucci – si legge in una nota apparsa sui social -. Sei sempre stato un buon collega, onesto e affidabile, sicuro e capace sul lavoro e nella vita privata, dove la tua famiglia ti è sempre stata vicina». Cosimo Colucci lascia nel dolore oltre alla moglie e alla figlia la mamma Cosima, la sorella Francesca, i suoceri e i cognati. I funerali oggi a Galta di Vigonovo con un picchetto d’onore della Polizia penitenziaria.
 
Ultimo aggiornamento: 08:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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