«Ci protegge l'alcol», la battuta degli amici di Vo' immortalata all'ingresso del bar

Domenica 7 Giugno 2020 di Gabriele Pipia
TRE AMICI I "protetti dall'alcol" sulla vetrina del bar-simbolo
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VO' - Non avranno davvero l'alcol che li protegge, e sono i primi ad esserne consapevoli, ma di certo hanno sempre una grande ironia. Luca Lovisetto e Niky Sinigaglia, ancora loro. La sera di venerdì 21 febbraio i due ventenni di Vo', spritz sul tavolo e sorriso raggiante, non avevano minimamente idea di come una pandemia avrebbe sconvolto il loro paese. «Preoccupati? No, noi abbiamo l'alcol che ci protegge» dissero d'istinto alla giornalista televisiva piombata sui colli euganei dopo il primo caso conclamato di Covid in Veneto. Tre mesi e mezzo dopo i due amici sono ancora alla locanda Al Sole, la stessa dove andava sempre a giocare a carte la prima vittima Adriano Trevisan. Sono seduti con un terzo amico, Damiano Candeo, sullo stesso tavolino di quel giorno, ma con una novità in più: alle loro spalle, sulla vetrata, ora c'è un grande disegno che li raffigura accompagnato da quella frase diventata immediatamente virale in tutta Italia: «Noi abbiamo l'alcol che ci protegge». 
A Vo' è successo di tutto: la quarantena, i tamponi di massa, i lutti e la ripartenza. Niky non ha perso il gusto per la battuta. «È diventato un luogo sacro quell'angolino. Ieri sera c'erano due tipi che ci hanno bevuto la Coca Cola davanti, che oltraggio». Come a dire: quel tavolino sarà sempre destinato all'alcol. Quello buono, quello dei colli euganei. 
«La vetrina? L'idea l'ho avuta io - racconta -. Era stata più una battuta al titolare del bar, che l'ha presa sul serio e mi ha autorizzato a procedere. Il disegno è stato fatto da una mia amica e poi incollato come un adesivo. L'artista si chiama Selena Gastaldello, è stata bravissima. Ha fatto tutto in pochi giorni e lo abbiamo appeso ieri». Ad immortalare un momento che nessuno, però, spera di vivere mai più. 
Dopo la battuta di quel giorno, i ragazzi si resero conto di tutto: «Il primo giorno - raccontarono al Gazzettino venti giorni dopo - non ci eravamo minimamente resi conto di quello che stava capitando. Era impossibile farlo. Non sapevamo nemmeno chi fosse la vittima e pensavamo che certe cose potessero accadere solo in una grande città. A Vo' chi mai se lo sarebbe aspettato?». 
 

Ultimo aggiornamento: 16:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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