Luca e Nick, gli avventori del bar "protetti" dall'alcol: «Quanta paura abbiamo avuto»

Venerdì 13 Marzo 2020 di Gabriele Pipia
Luca e Nick, gli avventori del bar "protetti" dall'alcol: «Quanta paura abbiamo avuto»
VO' EUGANEO (PADOVA) - «Preoccupati? No, qui abbiamo l'alcol che ci protegge». È la sera di venerdì 21 febbraio. Due ventenni di Vo', spritz sul tavolo e sorriso raggiante, ridono e scherzano come ogni giorno alla locanda Al Sole. Non sanno che all'ospedale di Schiavonia è appena morto un loro anziano compaesano, prima vittima italiana affetta da Coronavirus. Non possono sapere che da lì a poco il loro piccolo paese sui colli euganei diventerà l'epicentro dell'emergenza veneta.

«Qui abbiamo l'alcol che ci protegge» risponde uno dei due ragazzi davanti alla telecamera di una tv locale. Poche ore dopo, nella stessa serata di venerdì, quel filmato fa il giro del web. Diventa virale - è proprio il caso di dirlo - ma l'unico contagio che produce è quello che porta a migliaia di condivisioni in tutta Italia. Da quella risposta goliardica sono passate esattamente tre settimane: i due ventenni hanno vissuto l'incubo della quarantena nel comune blindato, sono risultati negativi al doppio tampone e oggi, ripensando a quella risposta, compiono una totale e doverosa retromarcia. 

I PROTAGONISTI
Luca Lovisetto ha 24 anni e lavora come geometra in uno studio di Vo', l'amico Niky ne ha invece 23 fa il carrozziere fuori comune. Si trovano per mangiare una pizza assieme («Ce la facciamo portare a casa, è la prima dopo venti giorni»), stanno attenti a mantenere la giusta distanza e lanciano un nuovo messaggio. «Il primo giorno - raccontano - non ci eravamo minimamente resi conto di quello che stava capitando. Era impossibile farlo. Non sapevamo nemmeno chi fosse la vittima e pensavamo che certe cose potessero accadere solo in una grande città. A Vo' chi mai se lo sarebbe aspettato?». 
LA PAURALa piccola Vo', poco più di tremila anime e oltre ottanta contagi, in un maledetto weekend si è trovata prima sconvolta e poi isolata. «Quella mia risposta - spiega Niky - voleva essere solo una battuta per richiamare le tipiche tradizioni venete, visto che il nostro comune è noto per il buon vino. Ma nelle ore successive ci siamo subito resi conto che la situazione era seria e ci siamo comportati di conseguenza. Abbiamo avuto subito parecchia paura, poi abbiamo iniziato ad uscire in strada e per fortuna almeno è stata una bella settimana di sole». A questo punto, aspettando di tagliare la pizza, interviene Luca: «La seconda settimana è stata sicuramente più pesante. Ne abbiamo approfittato per fare dei lavoretti a casa e per riscoprire legami con delle persone che non frequentavamo da tempo. Diciamo che è stata l'occasione per trovarci ancora più uniti di prima. E ora invitiamo tutti a stare in casa, ci sarà tempo per tornare a bere in locanda. Per quel nostro video qualcuno ha pensato che fossimo due ubriaconi o ignoranti, invece semplicemente stava accadendo una cosa molto più grande di noi. E ancora non lo potevamo capire»
IL RODAGGIOLuca e Niky conoscevano bene Adriano Trevisan e Renato Turetta, i due amici morti dopo aver giocato a lungo a carte assieme nella locanda. «In quel posto ci si conosce tutti e ricevere le due notizie è stato davvero terribile - raccontano assieme -. Non ci spieghiamo come possa essere avvenuto il contagio, di sicuro noi non abbiamo mai visto persone cinesi giocare a carte a quei tavoli». Il paziente zero resta un mistero, il blocco quasi totale delle attività commerciali invece non spaventa i ragazzi: «Diciamo che noi per due settimane abbiamo già fatto una sorta di rodaggio - sorridono - anche se ora è addirittura peggio. Prima almeno potevamo giocare a calcetto e trovarci a chiacchierare al bar alle tre del pomeriggio. Ora nemmeno quello». Nessun dubbio, però, sul fatto che la decisione del governo sia la più saggia: «Stiamo a casa tranquilli, meno usciamo e meno il virus si diffonde». 
 
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