Coronavirus. «Tanti tamponi e più controlli. Così in Veneto abbiamo ridotto la mortalità negli ospedali»

Martedì 7 Aprile 2020 di Paolo Navarro Dina
Giampiero Avruscio, presidente dell'associazione nazionale primari ospedalieri (Anpo) e direttore di Angiologia all'Azienda ospedaliera di Padova
Giampiero Avruscio prende fiato. Sono giorni intensi di lavoro («E anche di battaglie» aggiunge), e comincia a snocciolare dati e classifiche di queste giornate di pandemia. Tristi graduatorie sui decessi per Coronavirus, ma pur parlando di eventi drammatici, il presidente dell'associazione nazionale primari ospedalieri (Anpo) e direttore di Angiologia all'Azienda ospedaliera di Padova riannoda i fili della speranza e riflette: «Se la letalità in Veneto è stata ridotta, anche se non tutto è filato liscio, si deve alla capacità dei medici ospedalieri e alle intuizioni di tanti specialisti».

Intuizioni?
«È evidente che è stato fatto un lavoro eccezionale. Siamo partiti subito e, se non avessimo aspettato i tempi della politica che ci è arrivata solo il 12 marzo scorso con le prime disposizioni, probabilmente avremmo fatto anche prima. Da un lato l'immediato isolamento di Vo' Euganeo che ci ha permesso di circoscrivere la situazione; dall'altro l'indagine sugli asintomatici che, a livello generale, ci ha permesso di evitare il sorgere di cluster ospedalieri. Che avrebbero compromesso la situazione».

Però la situazione è a macchia di leopardo. È veroche il Veneto ha avuto ripercussioni minori rispetto a Emilia e Lombardia, ma non dappertutto.
«Esattamente. Basti vedere il dato di Verona (2755 contagiati, 190 morti) pari ad un 7% di letalità. Ben superiore al dato regionale (5.6 per cento), mentre Padova, proprio per la politica sanitaria messa in atto e che poi ha fatto scuola in tutto il Veneto si è fermata al 3 per cento (87 decessi)».

Insomma, un modello efficace.
«Senz'altro. Proprio per l'indagine compiuta sugli asintomatici che ci ha consentito di essere all'avanguardia e di gestire la situazione».

E il merito a chi va ascritto?
«L'onore e l'onere è tutto del personale medico, degli infermieri, degli operatori socio-sanitari. E sull'esecuzione dei tamponi ai dipendenti dove abbiamo trovato solo 93 positivi. Ora però dobbiamo trovare un luogo dove possano stare in quarantena. Eviterei di farli restare a casa con il pericolo di ulteriori contagi. Servirebbero degli alberghi...».

Bisognerebbe decidere prima che sia troppo tardi.
«Purtroppo i tempi della politica sono ancora lunghi. E la politica è fin troppo condizionata dall'economia. Bisognerebbe essere più veloci come per il famoso lockdown. Se non avessimo cominciato solo il 12 marzo... Anche perché, e lo dico da presidente Anpo, noi primari non dobbiamo far fronte solo all'emergenza Covid-19».

Nel senso che gli ospedali devono funzionare anche per le altre molte emergenze?
«Certo! E questa emergenza non ha fatto altro che acuire la crisi del sistema. Lo sa quanti medici anestesisti, nostri connazionali, ci sono in giro per l'Europa visto che qui da noi non trovano lavoro? Tantissimi. Moltissimi nostri professionisti sono in Germania, ad esempio. Qui la politica nel tempo ha pensato solo a tagliare, ad eliminare posizioni apicali e ruoli. Si è messa così a rischio la qualità e l'assistenza».
Paolo Navarro Dina
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