«Zero regole, il Pride Village ora andrebbe chiuso». Il Comune: no Video

Sabato 4 Luglio 2020 di Elisa Fais/Alberto Rodighiero
PRIDE VILLAGE Giovani partecipano all'evento in corso tra i padiglioni della Fiera di Padova
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PADOVA - «Il Pride Village? Andrebbe chiuso». A dirlo è stato ieri il consigliere regionale della Lista Zaia, Luciano Sandonà. «Eravamo una Regione a rischio basso. Oggi siamo a rischio elevato riprende l'esponente leghista - Non ci sono solo gli episodi che hanno occupato le cronache dei giornali in questi giorni, come quello dell'Eurobrico di Feltre o della Laserjet di Pojana Maggiore. Casi che spingerebbero a proporre trattamenti sanitari obbligatori o il ripristino della responsabilità penale per chi non rispetta l'isolamento fiduciario. Non ci sono solo questi casi: il pericolo si annida altrove, sta dinanzi agli occhi di tutti e alle volte riceve pure il benestare delle autorità cittadine preposte. Come il Pride Village di Padova, manifestazione dalla quale giungono immagini che non lasciano spazio a dubbi: assembramenti, folla, calca, mascherine zero, regole applicate un tanto al chilo per non dire di peggio, distanza sociale non rispettata, il tutto sotto gli occhi di esponenti del Parlamento (il riferimento è chiaro, ad Alessandro Zan del Pd) che per primi dovrebbero dare l'esempio con il proprio comportamento e soprattutto, con il beneplacito delle autorità cittadine alle quali la questione va sollevata». «Dinanzi a un pericolo evidente e concreto ha concluso - credo sia il caso di proporre al Comune di Padova la sospensione, se non la chiusura, di una manifestazioni come il Pride Village, affinché i veneti non debbano pagare un'altra volta amaramente lo scotto dell'irresponsabilità e della sconsideratezza di pochi».
 



IL COMUNE
«Io credo che, in questa vicenda debba prevalere il buon senso ha ribattuto l'assessore alla Cultura Andrea Colasio che patrocina l'evento Da un lato gli organizzatori del Pride devono capire che è fondamentale garantire il distanziamento sociale. Dall'altro, invece, fa un po' impressione che degli esponenti di un partito importante come la Lega, si lascino andare a delle considerazioni che, oggettivamente, nascondono un retropensiero che non fa onore alla Padova del 2020».


I MEDICI
«Non è giusto punire, ma è bene richiamare i giovani al senso di responsabilità. Bisogna tener presente che comportamenti scorretti danno vantaggio al virus e non a noi. I ragazzi devono usare la testa, nel rispetto del ricordo di chi non c'è più». È il commento del presidente dell'Ordine dei medici di Padova, Paolo Simioni, il giorno dopo che il dg dell'Azieda ospedaliera ha definito «inaccettabili» certi comportamenti. «Dopo un periodo difficile è normale che i giovani abbiano voglia di libertà e socialità ammette il professor Simioni -, non condanno le feste anche perché la riapertura dà la possibilità di svolgerle. Ma deve essere forte il rispetto delle regole. Il virus non è debellato». Un appello condiviso anche dai medici di medicina generale. «Che si facciano le feste, ma che non si dimentichi il senso di responsabilità soprattutto nei confronti della collettività. Lo stesso problema lo vediamo sulle spiagge», sottolinea Domenico Crisarà, presidente Fimmg.
«Si può essere nemici del virus adottando quelle poche ma necessarie misure per dimostrare di esserne consapevoli afferma Giampiero Avruscio, presidente Anpo dell'Azienda ospedale-università di Padova - oppure si può incoscientemente diventare possibile arma del contagio.
E questo vale per il Pride Village come per tutte le analoghe situazioni. Credo che sia interesse di tutti non dimenticare la fase 1 dell'emergenza e tutto quello che ciò ha comportato».

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