Esportazioni, tre mesi terribili: dalle apparecchiature meccaniche ai mobili bruciati 209 milioni

Sabato 13 Giugno 2020 di Gabriele Pipia
SEGNO MENO L'export padovano soffre la crisi del lockdown
PADOVA - Un crollo totale: 209 milioni di euro andati in fumo. È l'effetto Covid sull'export di Padova nel primo trimestre 2020. La provincia, tra le più attive in Italia sul fronte delle vendite all'estero, fa registrare un -8,3% fra gennaio e marzo rispetto allo stesso periodo del 2019. Pesa soprattutto il calo delle vendite di macchinari e apparecchi, prodotti in metallo, mobili, tessile-abbigliamento, autoveicoli. Aumentano invece le vendite di prodotti alimentari, farmaceutici e chimici.
Lo rileva l'Istat nel rapporto sulle esportazioni delle regioni italiane che nel primo trimestre 2020 stima un calo su base annua superiore alla media nazionale (-1,9%) per il Nord-Est (-2,5%) e il Nord-Ovest (-2,2%) e meno ampio per il Centro (-1,5%), mentre il Mezzogiorno segna un lieve aumento delle vendite (+1,1%). La flessione tendenziale delle esportazioni interessa oltre la metà delle regioni italiane, incluse le tre regioni vertice del nuovo Triangolo industriale: Lombardia (-3%), Veneto (-3,2) ed Emilia Romagna (-2,4%). 
LA REAZIONE
«I dati sull'export nel primo trimestre danno la misura dell'impatto della pandemia sulla manifattura e sul commercio estero che rischia di allargarsi ancora di più - dichiara Maria Cristina Piovesana, Presidente di Assindustria Venetocentro -. Nelle nostre stime il 69,7% delle aziende prevede una contrazione delle vendite all'estero nel primo semestre 2020, che per quattro su dieci sarà di oltre il -20%. Nonostante ciò, le imprese sono impegnate con forza a riorganizzare le proprie produzioni, incarnando la voglia di reazione dei nostri territori e del Veneto. Ma questa voglia supportata dall'associazione va inserita dentro una forte azione di sistema per il recupero nei mercati internazionali».
«Oggi è l'ultima chiamata per giocare una partita che finora l'Italia ha sempre perso - aggiunge Massimo Finco, Presidente Vicario di Assindustria Venetocentro -: quella di non lasciare sole le aziende nei mercati esteri, non solo moda o agroalimentare, ma la miriade di aziende a tecnologia media che sono il nerbo del Made in Italy e hanno conquistato da sole quote importanti. Accompagnarle nel mondo con la forza del Sistema Paese, come le aziende tedesche, americane, francesi. Un sistema che remi tutto dalla stessa parte, fatto di istituzioni, Governo, aziende e associazioni di categoria, ICE, Sace Simest, ambasciate, consolati e banche. Mi auguro veramente che in agosto avremo il problema di lavorare. Significherebbe che le aziende e l'export hanno ripreso vitalità, cosa che purtroppo al momento non sembra». 
I SETTORI
«A fronte della tenuta o aumento di settori come alimentare, farmaceutica e biomedicale - aggiunge Marco Stevanato, vicepresidente di Assindustria Venetocentro per l'Internazionalizzazione - la maggior parte è in grande sofferenza, come macchinari e apparecchi, siderurgia e metallurgia, legno-arredo. Il patto per l'export presentato alla Farnesina è un manifesto condivisibile di intenti che ora va scaricato a terra. Al Governo chiediamo più coraggio e confronto con gli imprenditori, più vicinanza ai produttori e alle aziende esportatrici, e di avviare azioni concrete su promozione, comunicazione strategica, internazionalizzazione, formazione, e-commerce soprattutto per PMI, così da assicurare un utilizzo fattivo delle risorse stanziate (1,4 miliardi, di cui 150 milioni nel 2020). Gli industriali di Padova sono pronti a contribuire a un percorso di iniziative concrete, regionali e statali, che riportino il Veneto tra le regioni traino del Paese».
 
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