Ferma una attività padovana su due, 145mila addetti a casa

Venerdì 20 Marzo 2020 di Serena De Salvador
Ferma una impresa su due
PADOVA Metà dell’economia provinciale bloccata, con un’impresa su quattro costretta alla chiusura temporanea e altrettante che in nome della sicurezza hanno volontariamente scelto la stessa strada. Perdite che sfiorano i 520 milioni di euro e una media di 0,8 punti percentuali di Pil in fumo ogni settimana. É la sanguinosa fotografia dell’impatto del Coronavirus (e delle norme imposte dal governo per arginarlo) sull’economia padovana scattata dall’osservatorio della Cna a meno di quattro settimane dall’esplosione dell’emergenza sanitaria. La situazione evolve quotidianamente e una previsione sul risultato finale è ad oggi impossibile perché dipenderà dalla durata del blocco. E se la salute resta la prima delle preoccupazioni, lo sconquasso economico rischia di aprire una crisi profonda. Il decreto ministeriale dell’11 marzo ha imposto la chiusura a 19.830 imprese, il 25% collocate nell’area del capoluogo con 57.860 addetti fermi tra imprenditori, soci e dipendenti. Di questi la maggior parte (22,3%) si colloca nella Bassa dove vi sono più attività di turismo e ristorazione rispetto all’Alta dove si concentrano le attività produttive ancora operanti. A tali dati vanno aggiunti quelli relativi alle 22.220 imprese che hanno scelto volontariamente di chiudere per salvaguardare la salute dei propri lavoratori, 86.610 in totale.
LA PARALISI
Tirando le somme 42 mila imprese sono ferme con 144.470 addetti: sono il 48% delle aziende totali e il 43% dei lavoratori padovani. Considerando 493 mila persone inattive (studenti, casalinghe, pensionati), 25 mila disoccupati e 90 mila dipendenti pubblici a casa, Cna stima che 230 mila siano i lavoratori fuori casa. Se il commercio è il settore che conta alcune attività che forniscono beni di prima necessità e restano aperte, anche al suo interno la crisi fortissima è vissuta dai servizi alla persona, chiusi per l’89%. Stesso discorso per la ristorazione con chiusure all’86% e al 56% per l’artigianato. Le perdite segnano un’autentica emorragia: le imprese chiuse tra quelle obbligate e quelle volontarie dall’11 marzo hanno bruciato 260 milioni (0,9% del Pil provinciale) che arrivano a 520 milioni stimati dal 24 febbraio toccando l’1,8% del Pil. Pil che in altre parole vede perdere ogni settimana lo 0,8% di media.
MISURE STRAORDINARIE
«Come correre ai ripari? Con misure straordinarie. Mercoledì il governo ha approvato il decreto “Cura Italia” - spiega il presidente Cna, Luca Montagnin – è un buon inizio specie perché concede l’accesso alla cassa integrazione e prevede un contributo di 600 euro per artigiani, lavoratori autonomi e professionisti. Ora però servono immediatamente i decreti attuativi per sfruttare concretamente queste risorse: la burocrazia non può diventare un ostacolo, l’economia ha bisogno di immediata liquidità». E se la crisi morde, le imposte non si fermano. La scadenza di pagamento dell’Iva, che nel Padovano ammonta a circa 140 milioni, è stata posticipata dal 16 marzo al 31 maggio ma molti imprenditori hanno fatto il possibile per saldare subito: «Sospensione dei versamenti, sostegno al credito, ammortizzatori sociali devono essere subito applicabili – continua Montagnin – specie verso le piccole imprese e gli autonomi che rischiano senza colpa di affogare. Serve lavoro di squadra a tutti i livelli». Le imprese padovane hanno adottato lo smart working e i servizi a domicilio, realtà per molti semi sconosciute: «Sono un palliativo ma noi supportiamo le aziende con una costante alfabetizzazione digitale. Su 840 imprese a cui forniamo servizio di consulenza del lavoro ieri 195 ci avevano chiesto accesso agli ammortizzatori sociali e il numero è in aumento» conclude Montagnin.
Se metà delle imprese è ferma, Unioncamere e InfoCamere fanno sapere che 5.914 sono i punti vendita aperti nel Padovano, con 16 mila lavoratori. Di questi 2.313 sono alimentari e 616 farmacie e parafarmacie (la cifra più alta in Veneto) oltre a 11 ipermercati, 255 supermercati e 12 discount. «É durissima per tutti, ma ci riprenderemo insieme e saremo più forti di prima» è il messaggio di speranza che lancia Antonio Santocono, presidente della Camera di commercio, ente che ogni giorno riceve una pioggia di richieste di aiuto e informazioni dalle imprese: «Piccole realtà e partite Iva si sentono smarrite. Noi siamo al loro fianco, abbiamo già dimostrato di essere un Paese che sa rialzare la testa».
Serena De Salvador 
Ultimo aggiornamento: 10:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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