Biblioteche al tempo del Covid-19, le idee: «Per ripartire libri consegnati in strada e messi in quarantena al rientro»

Sabato 18 Aprile 2020 di Lucio Piva
Una biblioteca comunale

ABANO - Dopo le librerie potrebbe toccare alle biblioteche riaprire i battenti dopo il fatidico 4 maggio. Ovviamente con le dovute precauzioni. Al punto che l’Associazione italiana Biblioteche e il Dipartimento di Igiene dell’Università hanno risposto ai quesiti tecnici degli addetti ai lavori con consigli e misure in vista della ripartenza. Guai pensare allora ad una riapertura incondizionata. Le biblioteche pubbliche non saranno praticabili. Non saranno disponibili le emeroteche né le aule studio.

Eppure nel raccogliere le opinioni e valutazioni dei bibliotecari attivi all’interno del Consorzio Biblioteche Padovane che organizza e coordina 51 strutture delle 91 operanti in provincia, sono già emersi in primi indirizzi. «I volumi – spiega Daniele Ronzoni, direttore della biblioteca comunale di Abano presso la quale ha anche sede il Consorzio – verranno distribuiti all’esterno. Una sorta di “take away” preceduto dall’ “ordinazione” da casa, con tanto di misure protettive per operatore e lettore. Potrebbe essere questo il primo passo». Le misure di precauzione ovviamente riguardano anche i libri. L’Università di Padova suggerisce che al rientro del prestito i volumi dovrebbero rimanere “in quarantena” per almeno 15 giorni prima di essere ridistribuiti. Niente da fare ovviamente per la lettura dei quotidiani. Ma per dare un segnale di risveglio sociale nel percorso verso la fine del lockdown, la soluzione potrebbe già bastare.

Non che le biblioteche padovane, in questa fase, siano rimaste in letargo. «Oltre al prestito a domicilio garantito da alcuni centri di lettura della provincia – continua Ronzoni – è rimasto attivo l’accesso ai libri digitali, scaricabili da qualsiasi utente delle biblioteche padovane nel catalogo collettivo e resi disponibili nei dispositivi elettronici dal hi-phone al tablet per 15 giorn»”. Paradossale tuttavia che le biblioteche pubbliche, qualificate come parte attiva del patrimonio culturale regionale, siano state considerate al momento dell’entrata in vigore delle misure di chiusura totale per il Covid 19, istituti culturali più vicini ai musei e agli istituti culturali nazionali. Di qui il desiderio degli addetti ai lavori di vederle reinserite nelle realtà destinate a riprendere vita nella “fase due” orchestrata dalla Regione.

«E non solo – osserva Giovanni Ponchio, presidente del Consorzio biblioteche associate - per motivi meramente culturali. Se le strutture riaprono rimettono infatti in moto un mercato di ampio respiro. I prestiti fra le biblioteche e nelle biblioteche, sono alle base di continue nuove acquisizioni. Solo il nostro Consorzio sostiene ogni anno una spesa di 220 mila euro in acquisti. Non è davvero una cosa da poco». A pensare positivo per la riapertura dei poli di lettura sono anche numerosi amministratori comunali, «a conferma – conclude Ponchio – che la lezione impartita dal Covid 19 indurrà i politici a ripensare i centri di lettura come luoghi di crescita ed aggregazione, e non raccolte per pochi appassionati». Poco importa se ai bisogni si provvederà almeno momentaneamente con il “take away”. Meglio insomma se sarà un libro, al posto di hamburger e patatine, a soddisfare la fame di cultura suscitata dalla costrizione del tempo lento.

Ultimo aggiornamento: 08:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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