Padova. Controlli alla Torre Belvedere, viaggio tra i residenti: «Ci sono piani dove è poco sicuro passare»

Il racconto di chi abita nel grattacielo della stazione: «Spesso vedere tutte queste persone entrare di corsa fa spavento»

Sabato 14 Gennaio 2023 di Alberto Degan
I residenti sono abituati ai controlli alla Torre Belvedere

PADOVA - Durante l'ultimo blitz a Torre Belvedere la maggior parte degli abitanti non hanno dato segni di agitazione, segno del fatto che il processo, ormai, è diventato parte integrante della routine del palazzo. Al controllo dei documenti da parte delle forze dell'ordine i residenti si sono dimostrati disponibili e collaborativi, nonostante spesso la barriera del linguaggio rendesse più complicato il processo.

La Torre è un crocevia: non soltanto abusivi, ma anche tante famiglie di immigrati e pure studenti in Erasmus e dottorandi internazionali, che quel microcosmo imparano a chiamarlo casa.

«Ci sono piani poco sicuri»

«Abito in questo palazzo da molti anni ormai e il controllo non è qualcosa che ci preoccupi - spiega Li, una donna cinese - Ci sono dei piani poco sicuri ed è bene che di tanto in tanto vengano controllati. L'unica cosa che ci fa un po' paura è la quantità di agenti che di punto in bianco si presentano nel palazzo: essendo senza preavviso, spesso vedere tutte queste persone entrare di corsa fa spavento e nell'agitazione chi conosce peggio l'italiano fatica a comunicare o a comprendere bene». I controlli hanno coinvolto tutti coloro che entrassero o uscissero dall'edificio. Tra questi anche degli studenti stranieri in Erasmus che, ignari del motivo della presenza delle forze dell'ordine, hanno mostrato non poca preoccupazione. «Devo dire che scendere sotto casa e trovarsi il corridoio pieno di agenti - dichiara Martin, studente proveniente da Madrid - non è una cosa che mi lascia molto tranquillo. Io abito qui solo da settembre e fino ad ora mi è sembrato un palazzo tranquillo: certo ogni tanto si sentono schiamazzi o tonfi, ma sono cose normalissime con cui chiunque viva in un appartamento convive tutti i giorni». Maitane, studentessa proveniente da Vigo, nel nord della Spagna, aggiunge: «Credo facciano molto bene a fare questo tipo di controlli: se ci sono state segnalazioni o se girano voci che ci sia qualcosa di losco in questo palazzo è bene che venga messo tutto subito in sicurezza. Mi ha stupito che non abbiano controllato anche i miei documenti e quelli di Martin: noi siamo perfettamente in regola, ma credevo avrebbero riservato lo stesso trattamento anche a noi».

L'abitudine ai controlli

Tra gli abitanti della Torre Belvedere c'è anche Ragnava Dogra, dottorando in Scienze chimiche all'Università di Padova, proveniente dall'India, che spiega come questo genere di situazioni in Italia siano all'ordine del giorno. «Quando vivi da un po' di tempo in Italia o in luoghi dove la prevalenza degli abitanti è di carnagione chiara, a questo genere di controlli ci fai l'abitudine - racconta - Io ho cominciato il mio percorso qui non molto tempo fa, ma situazioni come questa a me, come anche a tutti i miei coinquilini africani, non fanno né caldo né freddo. Sono convinto che quello che stanno facendo sia per il bene di tutti quelli che abitano in questo palazzo e per questo sono infinitamente grato». Le parole del dottorando, poi, hanno sottolineano come l'importanza del non escludere nessuno di coloro che abitano nell'edificio nel processo di controllo sia un aspetto da non trascurare. «So che molti di quelli che abitano qui sono persone di tutte le nazionalità, ma sono anche sicuro che il crimine non guarda in faccia nessuno, colore o provenienza che sia - aggiunge - per questo motivo credo sia giusto che tutti debbano essere controllati, indipendentemente dalla loro nazionalità».

Ultimo aggiornamento: 11:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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