Consulenze, condannato il luminare Mario Plebani: dovrà risarcire l'Università di Padova per 440 mila euro

La Corte dei Conti ha anche rimproverato l'Ateneo per la «passiva inerzia»

Giovedì 11 Aprile 2024 di Angela Pederiva
Mario Plebani

PADOVA - Il luminare Mario Plebani dovrà risarcire l'Università di Padova con 440.000 euro per le consulenze, «non autorizzabili», prestate fra il 2015 e il 2020 ad aziende private ed altri enti. L'ha deciso la Sezione giurisdizionale per il Veneto della Corte dei conti, con la sentenza depositata ieri, che potrà essere appellata a Roma. Per il momento vale il verdetto pronunciato a Venezia, comprensivo del rimprovero di «passiva inerzia» rivolto al Bo, per aver annullato «ogni attività di controllo a fronte delle numerose, reiterate, istanze di autorizzazione» presentate dall'allora ordinario di Biochimica clinica, già presidente della scuola di Medicina e primario della Medicina di laboratorio, annoverato tra i 100 patologi più influenti al mondo.

Le indagini sugli incarichi al professore

Il danno infine addebitato a Plebani è meno di metà dell'importo inizialmente quantificato dalla Procura contabile, pari a 1.091.090 euro, sulla base delle indagini condotte dalla Guardia di finanza per l'attività libero-professionale di carattere «continuativo e non occasionale», svolta quando il 73enne era docente in regime di tempo pieno. Incarichi permessi dall'Ateneo, ha ribattuto la difesa del professore, il quale «ha sempre richiesto l'autorizzazione, anche se non necessaria», al punto da invocare il «contributo (con)causale dell'Università», che difatti aveva «escluso la rilevanza disciplinare delle vicende».

Cosa dice la sentenza della Corte dei Conti

La materia è definita dalle leggi statali e dai regolamenti universitari. Come ricorda la Corte, le consulenze dei professori universitari a tempo pieno sono liberamente esercitabili se rispettano tre condizioni: rivestire «carattere scientifico», come avviene per convegni, ricerca, studi e pubblicazioni; essere rese personalmente, «senza un'organizzazione stabile di uomini e mezzi»; venire svolte in modo «non abituale». Invece nel caso di Plebani «deve escludersi il carattere "scientifico" delle consulenze», in quanto il loro oggetto, «benché legato alla indiscussa, riconosciuta, fama internazionale di scienziato del convenuto, è espressamente finalizzato alla realizzazione di specifici interessi produttivi delle aziende committenti», come esecuzione e validazione di test, sviluppo di tecniche diagnostiche e creazione di prodotti, oltretutto in «conflitto di interessi» dato che si trattava di fornitori dell'Azienda ospedaliera. Inoltre il medico per i compiti amministrativi «si è sistematicamente servito» del personale di segreteria della Medicina di laboratorio e si è avvalso «delle strutture presso le quali svolgeva la propria attività istituzionale (e presso le quali venivano recapitati macchinari e materiali) e di collaboratori ivi incardinati». Titolare per un certo periodo di partita Iva, il docente ha assunto un «elevato numero di incarichi», che spesso «avevano natura continuativa su base annuale - e talora pluriennale - per un monte orario significativo (48, 96, 120 o anche 180 ore ciascuno)», superiore nel 2015 a 1.660 ore e cioè con una media di 7 ore per cinque giorni a settimana, da sommare all'attività didattica e assistenziale.

L'Università

A proposito del lavoro in reparto, i giudici contabili hanno stigmatizzato il fatto che l'Università abbia «ripetutamente omesso» di dare riscontro alle richieste dell'Azienda ospedaliera di rendere noti gli incarichi extra-istituzionali di professori e ricercatori. Anche per questo motivo, oltre che per la prescrizione delle somme percepite prima del 4 dicembre 2015 e per la decurtazione dei compensi per docenze o conferenze, la condanna è stata più che dimezzata.

In primo grado, infatti, Plebani è stato condannato a pagare 320.000 euro per gli incarichi incompatibili e non autorizzabili, più altri 120.000 per la violazione del dovere di esclusività. 

Ultimo aggiornamento: 12 Aprile, 09:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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