Centri per il rimpatrio dei migranti, il muro dei sindaci: «Non li vogliamo»

Domenica 17 Settembre 2023 di Serena De Salvador
Un rimpatrio su un volo in partenza dall’Italia. Il governo Meloni si prepara ad aprire un maggior numero di centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr)

PADOVA - «Non vogliamo maxi hub di accoglienza, men che meno accetteremo dei centri per i rimpatri. Gli abitanti dei paesi piccoli e con pochi abitanti non sono cittadini di serie b. Non è così che si può pensare di affrontare l’emergenza migranti». Sono univoche e dure le reazioni dei sindaci dei comuni in cui si trovano ex caserme e basi militari dove ipoteticamente potrebbero essere allestiti i nuovi centri per i rimpatri (Cpr) su cui vuole puntare la premier Meloni. Al momento per nel Padovano non sono stati fatti riferimenti espliciti, ma basta ventilare l’ipotesi per far levare gli scudi agli amministratori. Si invoca la creazione di una cabina di regia e anche l’Anci locale (Associazione nazionale comuni italiani) chiede chiarezza al governo.

LE VOCI

Se il governo dovesse investire nelle strutture in disuso del Demanio militare il sito più papabile in provincia sarebbe la caserma Romagnoli di Padova, che è però in una zona densamente abitata (Chiesanuova).

Sono invece diventate di competenza comunale l’ex caserma Trevisan di Montagnana, la Primo Roc di Giarre di Abano e la San Siro di Bagnoli di Sopra. E poi c’è parte dell’aeroporto Allegri, dove già sono ospitati alcuni profughi. «Meloni è stata votata perché prometteva il blocco navale, ora volta faccia e ricorre ai Cpr – dichiara Roberto Milan, sindaco di Bagnoli –. La base di San Siro però è stata acquisita dal Comune: se vogliono farci qualcosa devono passare sopra la mia testa. Non permetterò mai che Bagnoli debba patire di nuovo quel che ha sofferto tra il 2015 e il 2018. Ministero e Prefettura si erano profusi in rassicurazioni, invece fu un disastro. Sono certo che se la ex base fosse ancora del Demanio già l’avrebbero occupata. Gettare il problema migranti sui piccoli comuni non è una soluzione. Se non possono farsene carico le grandi città figuriamoci zone come le nostre. Mi appello a Sergio Giordani: in quanto presidente della Provincia si impegni a tutelarla tutta, la nostra provincia. Il centro d’accoglienza ci ha devastato, non lascerò mai fare qui un centro detentivo». Della stessa opinione è Gianluca Piva, sindaco di Agna con Fratelli d’Italia. «I terribili ricordi di Bagnoli e Conetta sono fin troppo vivi – spiega –. Queste terre hanno già pagato il loro tributo. Siamo fermamente contrari a ogni forma di accoglienza in maxi hub, ancor più a dei centri detentivi. Serve una cabina di regia che coinvolga tutti gli attori in gioco, in primis i sindaci dei paesi a bassa densità abitativa su cui ora si vogliono scaricare questi centri. Sono esseri umani coloro che vengono accolti, ma lo sono anche i nostri cittadini. E poi Agna la sua parte la sta facendo: abbiamo una cooperativa che da luglio ha preso in carico 24 minori non accompagnati». «L’ex caserma di Giarre ospiterà un nido ed è in fase di recupero con il Pnrr, escludo categoricamente che nel nostro territorio ci sarà mai un centro rimpatri» chiosa Federico Barbierato, sindaco di Abano.

LA LETTURA

La necessità di un tavolo di lavoro è espressa anche da Elisa Venturini, consigliere regionale e vicepresidente di Anci Veneto. «La notizia della volontà di creare più centri per il rimpatrio è molto fresca, dobbiamo attendere che il governo spieghi esattamente che cosa vuole fare e soprattutto come intende farlo – ha spiegato –. Devono dare precise linee guida, poi tutti gli attori locali interessati potranno sedersi a un tavolo e valutare le manovre. Queste dichiarazioni aprono una nuova fase e come Anci dovremo fare il punto e capire che contributo possiamo dare. Quel che è certo è che l’emergenza immigrazione non può essere gestita autonomamente dall’Italia e men che meno a livello locale. L’Europa deve intervenire, pesantemente». Tra gli effetti che a cascata potrebbero derivare dalla presenza di grandi hub (per l’accoglienza ma specialmente per la detenzione) vale la pena chiedersi se potrebbero essercene anche sul turismo, che a Padova sta registrando numeri da record. «Il turismo di Padova procede sui suoi binari, non credo che sarebbe inficiato da questo genere di strutture – spiega Andrea Colasio, assessore alla cultura –. Soprattutto però mi auguro che, se mai dovesse arrivare una simile decisione, il governo avrebbe la lungimiranza di capire che Padova non ha minimamente i requisiti per ospitare un Cpr, vista la sua densità abitativa». 

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