La bella vita del capo della banda che svuotava i conti altrui: sushi, champagne e tanti contanti

Mercoledì 4 Maggio 2022 di Serena De Salvador
La bella vita del capo della banda che svuotava i conti altrui: sushi, champagne e tanti contanti
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PADOVA - Bottiglie di champagne Dom Perignon a innaffiare cene a base di sushi da centinaia di euro. Ristorante a pranzo e a cena, anche quattro volte a settimana, offerto anche ad amici e complici. E poi abbigliamento griffato, mazzette di banconote sventolate al bancone, pacchetti di tessere bancomat in bella vista, niente auto ma moltissimi viaggi in taxi. Spendeva molto, moltissimo Jacopo Bonollo. Tanto da farsi notare come «il cliente migliore» nel ristorante giapponese di Mortise dove a inizio 2020 era diventato una presenza fissa, conosciuto come Jack.

Proprio i giri di denaro in quel locale hanno però segnato la fine dell’avventura criminale del 25enne, che oggi si trova in carcere accusato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa. I soldi per la bella vita infatti per la Procura non erano suoi, ma di oltre venti ignare vittime.
 

IL RACCONTO
«Se me lo ricordo? Impossibile dimenticarlo. Era letteralmente uno pieno di soldi». A parlare è il titolare, di nazionalità cinese, di un ristorante asiatico di Mortise, lo stesso quartiere dove Bonollo è domiciliato in via Ragazzi del ‘99. In quel locale a inizio 2020 il 25enne era diventato un habitué. «Dal nulla ha cominciato a venire quasi tutti i giorni – spiega l’uomo (sulla cui identità viene mantenuto il riserbo in quanto parte offesa, ndr) – Era molto giovane ma non veniva con i coetanei, solo con persone più grandi e sempre diverse. Per cena non sceglieva mai l’opzione “All you can eat”, voleva sempre il menù alla carta e non badava a spese. Pagava sempre per tutti, anche fino a 600 euro». Un cliente decisamente atipico, tanto che il titolare si è fatto dire nome e numero di telefono. Bonollo, presentandosi come Jack, gli ha lasciato il numero, intestato però a una donna filippina. Uno dei contatti cellulari che hanno finito per incastrarlo. «Aveva intere mazzette di banconote e una di carte bancomat – prosegue il ristoratore – Una cosa sicuramente strana. Anche perché già la prima sera ha cominciato a farmi delle richieste sospette. Inizialmente pensavo fosse per fare un favore a un buon cliente. Quando poi è diventata una pretesa ho detto basta».
 

GLI ERRORI
Le richieste sospette, secondo le accuse della Procura, erano escamotage per ripulire il denaro risucchiato dai conti delle vittime, facendolo diventare contante. Bonollo infatti non solo pagava le consumazioni con le carte e i conti correnti clonati, ma pretendeva poi di fare altri pagamenti per centinaia di euro al Pos del titolare, senza in realtà acquistare nulla e facendosi restituire la somma in banconote. I pagamenti elettronici però non solo richiedono l’emissione dello scontrino, ma prevedono anche le tasse che l’esercente deve all’Erario. Jack però aveva pensato a tutto e su mille euro pagati, ne aveva lasciati 280 al gestore per le spese.
Un gioco conveniente, messo in atto la prima volta il 2 gennaio 2020 usando due carte Postepay intestate a due complici su cui erano già confluiti i soldi spariti dai conti di sei vittime. Quando il titolare del ristorante aveva provato a opporsi, il 25enne non aveva esitato a minacciarlo: «So dove abiti e che hai un fratello piccolo». Pochi giorni ed eccolo tornare, offrendo la cena a 15 amici. E ancora il 17 gennaio, stavolta con Andrea Torresin e Luisa Fasolato. In quell’occasione aveva alzato la posta: aveva fatto salire sull’Alfa Romeo di Fasolato il gestore, facendosi accompagnare in una sala slot di Cadoneghe a prelevare i 300 euro per pagare la cena. Poi cinque tentativi (rifiutati) di pagare con la carta.
Tentativi che però sono stati scoperti dal legittimo proprietario del conto, residente a Forlì, caduto nella trappola del phishing. Così la Squadra mobile era arrivata al ristorante, si era fatta consegnare i filmati delle telecamere e lo stesso gestore aveva sporto denuncia. Da quel momento è cominciata la parabola discendente di Bonollo, che nonostante il 10 gennaio fosse già stato denunciato perché scoperto con due complici a tentare delle operazioni sospette al bancomat delle Poste del Portello, non ha smesso di delinquere fino a poco prima dell’arresto. E nemmeno la sua passione per il sushi è venuta meno: «Continuavo a consegnarglielo in via Cappellini, a Torre, nell’altra sua casa» assicura il gestore.
 

Ultimo aggiornamento: 17:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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