Badanti moldave sfruttate con il lavoro nero: sei arresti. Banda con a capo una donna

Domenica 5 Settembre 2021 di Marco Aldighieri
foto di repertorio

PADOVA  - Sei persone, quattro di nazionalità moldava e due italiana, sono state fermate dai carabinieri, ieri mattina, nell'ambito dell'inchiesta della Procura distrettuale antimafia di Potenza su un'associazione per delinquere specializzata nel trasferire nelle province di Potenza e Matera dalla Moldavia donne da utilizzare come badanti e che venivano private del passaporto e sottoposte a condizioni di duro sfruttamento.

Dei sei fermi, uno è stato eseguito a Padova, e riguarda Mariana Cristea.


I FATTI

La banda aveva la sua sede logistica a Potenza. Le donne moldave, giunte in Basilicata, venivano impiegate in nero: lavoravano senza sosta, con orari massacranti e continui, senza adeguato riposo, senza alloggio dignitoso, senza garanzie previdenziali e assistenziali e con paghe di gran lunga inferiori a quelle previste. A loro carico veniva calcolato il viaggio in Italia, l'alloggio in attesa della sistemazione lavorativa e una tangente pari a 100 euro al mese: inoltre, veniva loro tolto il passaporto. 
Una volta ottenuto il lavoro come badanti, le donne non vedevano migliorare la loro situazione: in alcuni casi erano costrette a dormire sul pavimento, a condividere lo stesso letto in più persone, anche con lo stesso soggetto assistito. Le indagini dei Carabinieri, della Polizia moldava e da Europol hanno accertato, solo nei primi cinque mesi dell'anno, 16 viaggi tra Italia e Moldavia, nonostante le restrizioni imposte dall'epidemia di covid: in totale, le vittime della tratta sono state 87.


LA PADOVANA

A garanzia del debito delle vittime la capa della banda, individuata dagli inquirenti in Valentina Duca, affiancata dalla padovana Mariana Cristea e Laura Para, privava del passaporto le connazionali che veniva a loro restituito solo al saldo di quanto dovuto. Cristea, a sua volta una badante, aveva anche il ruolo, sempre secondo l'accusa, di sorvegliare le altre moldave. 


LE VIOLENZE

Ancora secondo gli inquirenti la banda non si sarebbe limitata alle sole intimidazione, ma avrebbe anche messo in atto delle vere e proprie costrizioni fisiche. Sempre il boss Duca avrebbe ordinato ai suoi di prelevare una badante e di tenerla segretata in una stanza di un appartamento nel centro storico di Potenza. La vittima sarebbe anche stata colpita con alcuni pugni. 
Durante le indagini, grazie a intercettazioni telefoniche e testimoniante, i carabinieri sono riusciti a ricostruire lo sfruttamento delle badanti e non solo da parte della banda, ma anche di molte famiglie italiane dove prestavano servizio. Infine, ancora secondo l'accusa, sarebbe stata sempre Duca a collocare le badanti nelle famiglie senza lasciare alle sue connazionali alcun potere contrattuale. 
 

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