Albignasego. Baby bulle, la Procura dei minori apre un fascicolo per percosse

Negli ultimi due mesi le famiglie di altre vittime di estorsioni e pestaggi si sono rivolte ai carabinieri

Martedì 31 Gennaio 2023 di Marina Lucchin
Albignasego, baby bulle denunciate

PADOVA - Sul caso delle baby-bulle che spadroneggiano tra Padova, Albignasego, Due Carrare e Maserà, la Procura dei minori di Venezia ha aperto un fascicolo per percosse. Sulle ragazzine - quattro le “leader in gonnella” di un gruppo più consistente, intorno al 20 componenti - pendono più denunce. Non solo le tre sporte, una alla polizia e due ai carabinieri, dopo l’ultimo episodio di sabato davanti all’Ipercity, dove tre tredicenni sono state accerchiate e picchiate, così come i loro genitori, arrivati a salvarle. Ce ne sono altre, sporte nelle settimane passate, anche da famiglie di altre vittime, cui le bulle estorcevano denaro.

In particolare, la stazione dei carabinieri di Albignasego ha ricevuto diverse segnalazioni di episodi di questa natura, come evidenzia il sindaco di Maserà, Gabriele Volponi.

Le indagini

Sul caso di violenza avvenuto davanti al centro commerciale di Albignasego indagano sia Arma che Squadra Mobile della questura. Il comando provinciale dei carabinieri evidenzia: «Ci stiamo coordinando con la Procura dei minori, che abbiamo informato. La questione è ben nota e anche abbastanza chiara in quanto già denunciata in passato e ancora sabato dopo i fatti dell’Ipercity. Stiamo facendo tutti gli accertamenti». Anche la Mobile si muove su un piano simile. Gli investigatori stanno ascoltando i testimoni, controllando le registrazioni delle telecamere, analizzando casi avvenuti anche in passato. Ma che tipo di casi? A spiegare la situazione è Volponi.

Il fenomeno

«Non riduciamo tutti a Maserà perchè non tutti i bulletti di quella compagnia sono residenti in paese (dove, però, almeno due bulle frequentano le scuole medie, ndr). Vengono da Due Carrare, da Albignasego. Negli ultimi due mesi ci sono stati vari casi segnalati ai carabinieri. I genitori delle vittime si sono rivolti a me e io ho consigliato di informare le forze dell’ordine. Quel che potevo fare come sindaco, l’ho fatto da tempo». Volponi evidenzia anche che la situazione è ciclica. «Sono 20 anni che sono in Comune, e ogni quinquennio mi trovo una nuova generazione di quelle che chiamiamo “baby gang”. Ma non si hanno 15 anni per sempre, poi si cresce. Qualcuno di questi, arrivati i 20, ha messo la testa a posto. Altri, invece, sono finiti in carcere per spaccio o per furti. Quel che le famiglie dovrebbero chiedersi è: che fine faranno i miei figli se proseguono per questa strada?».

Volponi riflette: «Si deve stare attenti a fare i genitori. Non si possono abbandonare i figli a se stessi. E in molti casi, tanti di questi “bulli”, invece, lo sono. Certo è che questa, in ogni caso, non può essere una scusante. Se un ragazzo non ha una famiglia presente, può incorrere in cattive compagnie e finire per intraprendere brutte strade, ma c’è anche la loro volontà, anche loro a quell’età dovrebbero già distinguere cos’è bene da cos’è male. Questo proprio perchè se si inizia in questo modo da così giovani, il rischi di diventare adulti problematici è concreto».

Sicuramente quello dei bulli è un problema che è sempre esistito. Quel che invece sottolineano le forze dell’ordine è questa virata in “rosa”. Se una volta, infatti, i protagonisti di queste situazioni erano i ragazzini, ora sono le ragazzine a prendere il comando. E per lo più si tratta di stranieri di seconda generazione, che non si sentono ancora parte del tessuto sociale italiano, ma nemmeno appartengono a quello dei loto genitori. Un problema di integrazione, seppure la maggior parte di loro sia nata e cresciuta a Padova.

Ultimo aggiornamento: 07:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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