Profilassi in sede, 314 aziende disponibili e pronte a vaccinare dipendenti e familiari

Sabato 10 Aprile 2021 di Mauro Giacon
Profilassi in sede aziendale, la risposta delle imprese è stata ampia per partecipare attivamente alla campagna vaccinale

PADOVA - Se c’è da combattere, le imprese ci sono. Lo dicono i numeri. Sono 314 le aziende padovane di Assindustria Venetocentro che hanno confermato la propria disponibilità ad entrare nella campagna vaccinale.

Di queste, 16 hanno più di 400 dipendenti. Metteranno a disposizione i propri stabilimenti per vaccinare i dipendenti e, se serve, i loro famigliari.  E se serve ancora, la comunità in cui sono inserite. Sono questi i numeri aggiornati delle società che hanno risposto all’appello di Confindustria nazionale e della loro associazione. «Un atto di grande generosità e di responsabilità verso il lavoro e verso le nostre comunità territoriali» commenta il direttore generale di Assindustria Venetocentro, Giuseppe Milan.


Il personale potenzialmente raggiungibile è 36.643 unità. Sono invece 392 le aziende trevigiane, per 43.633 dipendenti quelle che hanno risposto. In totale una forza di 706 aziende associate per 80.276 dipendenti.
Dunque se il presidente della Regione Luca Zaia ieri ha lanciato l’appello a grandi spazi da trovare, questo è stato già raccolto. Il primo protocollo fra Regione e imprese era stato stilato ancora prima di quello nazionale appena firmato. Quest’ultimo è stato adottato, si legge nel frontespizio, “su invito del Ministro del lavoro e delle politiche sociali e del Ministro della salute, che hanno promosso il confronto tra le Parti sociali per contribuire alla rapida realizzazione del piano vaccinale anti Sars-CoV-2/Covid-19, coordinato dal Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica Covid-19 e per l’esecuzione della campagna vaccinale nazionale”.


«Ed è a questo che ci stiamo adeguando - continua Milan - abbiamo in corso una cabina di regìa con sindacati, medici del lavoro e Regione appunto, per definirlo nei dettagli. Ma in sostanza siamo pronti».
Ci sono problemi pratici come ad esempio il fatto che nelle aziende piccole il medico non potrà essere sempre presente. «Proprio per questo le imprese maggiori saranno degli hub di comunità interaziendale. Ci stiamo convenzionando con strutture di medicina privata per portare i sanitari nelle aziende che non potranno ospitarlo in proprio. Oppure alcuni dipendenti saranno indirizzati nell’azienda più vicina. Lo stesso vale per la comunità. Molte aziende hanno deciso di aprire le porte anche alla vaccinazione dei residenti nel luogo. Stiamo definendo tutti gli aspetti, anche quello degli oneri organizzativi».
Un altro tema importante è quello del tempo che ci vorrà per andare a fare il vaccino e che sarà sottratto alla produzione. «In questo caso non c’è problema - continua Milan - il tempo per il vaccino sarà comunque orario di lavoro, non ci sarà perdita di salario».
Da ultimo c’è l’aspetto delle comunità. Al questionario inoltrato da Assindustria Venetocentro molte aziende associate hanno risposto manifestando la loro disponibilità ad allargare le vaccinazioni a famigliari e territorio. «La giudico una prova di grande responsabilità, non a caso il titolo scelto per l’operazione su scala nazionale è fabbriche di comunità. Insomma un’impresa non è soltanto un contenitore ma può essere qualcosa di più». Un attore sociale, parte viva e attiva della comunità. «Pensi solamente al fatto che più persone vacciniamo meno si rivolgeranno al servizio sanitario che quindi a sua volta potrà rispondere più velocemente. A questo punto ci mancano solo... i vaccini. E seguendo le informazioni che arrivano credo che potremo entrare nel vivo a maggio».

 

Ultimo aggiornamento: 07:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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