Caccia agli asteroidi pericolosi con un telescopio padovano

Lunedì 15 Gennaio 2024 di Mauro Giacon
Roberto Ragazzoni

PADOVA - Lui è un mago nella progettazione delle ottiche dei telescopi, sia a terra che nello spazio. Si definisce un “cacciavitaro” ma in verità sono anche sue le intuizioni che hanno permesso di vedere per la prima volta da vicino una cometa nella missione Rosetta, e che stanno consentendo al satellite Cheops di andare a caccia della terra gemella, presto doppiato dal lancio di Plato nel 2025. Senza contare le ottiche dell’Lbt in Arizona e il sensore su Galileo. 
Roberto Ragazzoni, astrofisico, ha appena smesso i panni di direttore dell’Osservatorio dell’Inaf (Padova e cima Ekar ad Asiago) ma non è rimasto senza lavoro. Nell’agosto scorso infatti il consiglio dei ministri ha approvato un decreto per la costruzioni sul monte Mufara in Sicilia del primo Osservatorio dotato di un telescopio per scoprire i corpi celesti a rischio, investendo 15 milioni di euro.
E il telescopio scelto, dopo una competizione europea bandita dall’Esa, l’Agenzia spaziale europea, è stato il Flyeye che lui ha progettato insieme ad altri due scienziati, Marco Chiarini del Cnr e Lorenzo Cibin della società spaziale Ohb Italia.

L’Agenzia spaziale italiana (Asi) con l’Inaf ha poi proposto l’installazione in Sicilia, evitando l’ipotesi delle Canarie. Che sarebbe stata una beffa visto che è tutto italiano. E Ragazzoni ci ha messo il suo “peso” anche qui.


LA CARATTERISTICA
«Il cuore dello strumento - dice lo scienziato - è costituito da un solo specchio sferico di un metro la cui luce raccolta viene poi spacchettata a 16 piccoli telescopi da 10-20 centimetri di diametro ciascuno dei quali guarda l’intera immagine dello specchio grande. Insomma tante camere sfruttano simultaneamente lo specchio principale di raccolta. In questo modo si ottiene una visione a grande campo che consentente di sorvegliare nel modo più ampio il luogo da dove potrebbe arrivare la minaccia celeste. Conseguenze: aumenta la probabilità di scoperta e dunque il tempo di preavviso. Si chiama occhio di mosca proprio per la capacità di guardare in tutte le direzioni cercando sia asteroidi-killer che detriti spaziali».
Un oggetto più piccolo di 20 metri si brucia in atmosfera. Preoccupa da 100 metri in su e anche se la probabilità è una su un milione non è esclusa. In Siberia il 13 febbraio del 2013 un grande oggetto si sbriciolò nell’atmosfera e i frammenti ferirono mille persone. Per questo l’Europa ha deciso di dotarsi di un proprio sistema di monitoraggio della spazzatura spaziale.


I DETRITI SPAZIALI
Il primo Flyeye è in collaudo poi ne saranno costruiti altri 4. Uno, posizionato a Matera sarà dedicato ai detriti spaziali. Di satelliti ad esempio ce ne sono 25mila attualmente in orbita fra i 300 e i 600 chilometri dalla Terra. Scontrandosi fra loro possono innestare una reazione a catena, l’effetto Kessler per cui i loro frammenti arrivano a distruggere tutti gli altri con pericolo anche per le missioni spaziali umane. Gli scienziati sono in allarme e lo stesso Cheops sposta ogni anno leggermente l’orbita per evitare detriti. Anche la stazione spaziale lo fa. Non è detto che volino pezzi grandi «Ho visto un pannello solare tolto dopo 10 anni ed era pieno di microcrateri».
«Vederli da terra non è per niente semplice perchè satelliti e detriti in orbita bassa sono schermati dal nostro pianeta dunque servono strumenti di precisione. Inoltre più il frammento è piccolo più la pressione del sole è importante quindi è più difficile mappare l’orbita» conclude Ragazzoni. E si capisce perchè recentemente gli abbiano dedicato un asteroide...
 

Ultimo aggiornamento: 16:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci