«Io, Pojana ho rischiato la pellaccia per il Covid e ora torno sul palco»

Martedì 1 Giugno 2021 di Giambattista Marchetto
Andrea Pennacchi, Pojana

Andrea Pennacchi è ritornato in palcoscenico dopo essere stato colpito dal Covid. «I medici mi hanno salvato la vita. Erano soldati al fronte»
Il 2020 era stato a dir poco spumeggiante.

Film e serie tv da protagonista, molto teatro, una striscia settimanale su Propaganda Live con il successo del personaggio di Pojana, un libro e qualche premio. Poi, a fine anno, il Covid ha bloccato tutto e Andrea Pennacchi ha passato lunghe settimane in ospedale, prima intubato e poi accompagnato in un lento recupero. Ora è tornato, in tv come in teatro, anche se il corpo ha ancora bisogno di tempo. Non ha perso l'ironia brillante di sempre, ma ha cose nuove da raccontare e ammette che la malattia lo ha cambiato.


Pennacchi, l'esperienza Covid è stata pesante
«I medici mi hanno salvato la pelle. Tutti loro sono soldati al fronte, come i nostri nella Prima guerra mondiale. Assalto dopo assalto, salvano tutte le vite che possono, ma sono sempre più usurati. Poi alle scelte mediche si aggiungono quelle economiche, calcoli e ragionamenti, ma dobbiamo considerare che stiamo mettendo il nostro personale sanitario di fronte a situazioni faticose. Avrebbero bisogno di riposo, di turni, di assistenza psicologica».


Come vede l'attuale riapertura?
«Non sono un esperto, ma stare all'aperto con mascherina e distanze non credo sia un problema. E il teatro all'aperto non lo vedo pericoloso. Anche Burioni l'altro giorno mangiava all'aperto, per cui se lo fanno i virologi possiamo farlo anche noi (ride ndr). Sono preoccupato invece dalle ammucchiate senza regole e dal fatto che non abbiamo ancora eseguito abbastanza vaccinazioni, nonostante sia stata mantenuta la promessa di accelerare i tempi».


La ripresa è stata lenta?
«Lenta e faticosa. Quando sono arrivato a casa mia figlia si è spaventata per come mi muovevo. Del resto ho passato un mese su un materasso antidecubito. Ora sto molto meglio, ma il Covid lascia in eredità un'infiammazione ai polmoni, per cui sono sotto cortisone per riassestarmi».


Questo non le impedisce di lavorare?
«Dovrò rinunciare alle Olimpiadi, ma per ora fisicamente sto bene. Dovrò fare una nuova tac e un'altra visita pneumologica, ma al momento lavoro e le persone intorno a me sono tutte gentilissime. Sono diventato un vecchio zio».


Il ritorno a Propaganda Live è stato con il pezzo sul vaccino millesimato: uno dei migliori.
«Il lavoro settimanale è figo, perché ti permette di incidere sui fatti del giorno, ma non ti permette di fare un lavoro profondo, per il quale hai invece bisogno di pensare, rimuginare».


Altri progetti in corso?
«Sono ripartite le riprese per la serie tv Petra con Paola Cortellesi. Con Teatro Boxer stiamo preparando l'estiva, sperando di riprendere bene; inoltre dovrebbe tornare in scena un lavoro che avevo scritto per Teatro Bresci e spero di concludere una regia shakesperiana con Matàz Teatro. E poi dovrebbe finalmente uscire il nuovo film di Andrea Segre. Ora sto facendo provini per altri film e serie tv, ma cerco di non sovraccaricarmi».


È cambiato qualcosa nel modo in cui vede la vita dopo il Covid?
«Si è approfondito un approccio a cui ho sempre creduto, che è quello di vivere la vita sempre al cento per cento, perché - come dicevano i nostri avi - xe un atimo. Non è retorica, è qualcosa che sento sempre di più. Dopo il ricovero, anche le cose più semplici sono bellissime, cose per cui vale la pena combattere e vivere».


Invece dal punto di vista artistico?
«Ho più da dire, perché è come se si fosse dissipata una specie di nebbia che prima mi faceva guardare troppo la superficie delle cose e ora vedo più la sostanza. E poi mi accorgo che c'è bisogno del teatro. Non dobbiamo avere paura di parlare della malattia e di quello che ci sta succedendo, perché siamo parte di un ecosistema. Il teatro può essere terapeutico perché è una forma di energia e il raccontare farà parte del cambiamento».


Un nuovo libro in cantiere?
«Sto lavorando a Miti e sagre del Pojanistan che uscirà per People».


Qualcuno conosce il Pojana. Le dà fastidio il peso di questo personaggio?
«Il Pojana è diventato un personaggio tout-court con una sua profondità. È una creazione teatrale, di drammaturgia, non è una macchietta e io lotto perché non lo sia. Ho fatto e faccio altro, però questo è il meccanismo dei media e dei social, per cui stai al gioco e speri di riuscire a fare anche altre cose».

 

Ultimo aggiornamento: 17:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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