«Clima e Vaia: non avete rispettato i patti di Parigi», due bellunesi approdano alla Grande Corte europea dei diritti dell'uomo contro 33 Stati

Venerdì 25 Agosto 2023 di Olivia Bonetti
L'avvocato Sonia Sommacal e la cliente
LA STORIA
BELLUNO  - Due bellunesi alla grande camera della Corte europea dei diritti dell’uomo. O meglio una ragazza e il suo difensore: Elena De Conto e l’avvocato Sonia Sommacal. Si attende a breve la fissazione dell’udienza di fronte ai giudici del massimo organo giurisdizionale a Strasburgo per la discussione del ricorso della ventenne bellunese. La giovane, due anni fa, con una coetanea della Basilicata, intentò causa all’Italia e altri 32 stati dell’Unione europea che non avrebbero rispettato gli accordi di Parigi sul clima, mettendo a rischio il loro futuro. La 20enne di Belluno si era decisa a intraprendere la coraggiosa battaglia, dopo le conseguenze subite a seguito di Vaia, la tempesta che piegò la provincia il 29 ottobre 2018. E piegò anche la giovane: la mancanza di elettricità per giorni, alluvioni, scuole chiuse, le restrizioni, il mutamento del paesaggio incisero sul suo stato d’ansia, demoralizzandola. «Leggendo studi su Vaia, che abbiamo allegato al ricorso - spiega il legale -, ha concluso che l’uragano era l’effetto della questione atmosferica. Era dovuto all’opera dell’uomo, dei suoi interessi economici, che prendono il sopravvento su quelli che sono gli aspetti della terra e della natura. E così ha deciso di chiedere giustizia, per lei, ma soprattutto per tutta la sua generazione».

IL PROCESSO
È un caso epocale, che ha superato il severissimo filtro di ammissibilità e che verrà discusso nella Grande Camera nei prossimi mesi. L’Italia, chiamata in causa, si è già costituita nel procedimento. La battaglia italiana, che vede accanto all’avvocato Sonia Sommacal anche la collega Maria Bitonti di Matera, che difende l’altra giovane che ha fatto ricordo, è il secondo ricorso in assoluto alla Corte Europea per i diritti dell’uomo sul cambiamento climatico. Primo fu in Portogallo. Dopo quello bellunese ne seguirono altri e sono stati tutti riuniti in questo procedimento che di discuterà a Strasburgo. «Ora aspettiamo l’udienza i grande camera - spiega l’avvocato Sonia Sommacal che è anche vice presidente nazionale di Adu, Associazione per i diritti umani - e il nostro caso è già finito sulle riviste universitarie e mondiali. Sono casi che fanno storia: siamo stati i primi in Italia e ovviamente ora lo Stato dovrà difendersi, attendiamo le motivazioni per capire cosa sostengono». 

IL CASO
Cosa non è stato fatto? «Pur avendo posto obiettivi di mantenere la temperatura globale attraverso la fissazione di specifici obiettivi, con la firma dell’accordo di Parigi del 2015, la Cop21, gli Stati non li hanno rispettati - spiega . Questo innalzamento climatico, sta creando danni: il fenomeno di Vaia è agli studi perché sembrerebbe un evento provocato dall’innalzamento delle temperature». «Se viene accolto il ricorso gli stati verranno condannati ad eseguire gli accordi di Parigi - conclude l’avvocato Sommacal -: devono dare una risposta sul perché nonostante gli accordi di Parigi non siano stati mantenuti gli standard decisi». Nessun risarcimento danni quindi, quello al massimo ci potrà essere in una seconda causa civile una volta stabilito il principio dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo. In casi normali si ricorre alla Corte di Strasburgo, ma in questo caso sarebbe risultato titanico ecco quindi il ricorso alla Cedu con somma urgenza. Un’eventuale vittoria stabilirà un principio, come avvenuto per l’ingiusta detenzione, che aprirà la strada a numerosissimi ricorsi. 
Ultimo aggiornamento: 07:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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