La superstite del Titanic che ispirò la Rose dell'omonimo film figlia di un emigrato cortinese

Venerdì 15 Aprile 2022 di Lauredana Marsiglia
L'affondamento del Titanic dall'omonimo film
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CORTINA  D'AMPEZZO - C’è una donna di origini cortinesi dietro la struggente storia di Rose e Jack Dawson, protagonisti assoluti di uno dei film più acclamati della storia del cinema: Titanic. Nella notte tra il 14 e 15 aprile del 1912, ovvero esattamente 110 anni fa, “l’inaffondabile” transatlantico della linea White Star Line, partito il 10 aprile da Southampton per New York, alle 23.40 urtò un iceberg inabissandosi alle 2.20. Morirono oltre 1500 persone. Tra quanti si salvarono da un disastro marittimo tragicamente epico, c’era anche Roberta Maioni, figlia di un certo Luigi Maioni nato nella Cortina d’Ampezzo asburgica (1857-1941), e successivamente trasferitosi in Inghilterra dove lavorava come cameriere. Qui nacque Roberta, il 21 dicembre 1891, a Norwich Norfolk. Si imbarcò sul Titanic al seguito della contessa di Rothes, con il biglietto numero 110152 del costo di 86 sterline.
La storia di miss Roberta Elisabeth Mary Maioni viene raccontata dalla Encyclopedia Titanica, ovvero un database di biografie di passeggeri ed equipaggio, piani di coperta e articoli inviati costantemente da storici e appassionati di Titanic. Un sito che giornali come il New York Times hanno definito come una sorta di bibbia del naufragio più famoso di tutti i tempi.
La presenta delle origini cortinesi della Maioni ci viene fatta notare proprio da un appassionato, Luciano Scola, che si dice alla ricerca di maggiori informazioni su questa vicenda, anche perché intrinsecamente legata con il film di James Cameron uscito nel 1997.
Roberta Maioni, infatti, tratta in salvo con la scialuppa numero 8, mise per iscritto non solo la tragedia di quel viaggio. Si racconta inoltre del suo incontro con un membro dell’equipaggio del transatlantico di cui però non si è mai conosciuto il nome. Una figura avrebbe ispirato l’avvincente storia d’amore tra la nobile Rose e lo squattrinato Jack. Un amore struggente per la distanza sociale tra i due, all’epoca quasi invalicabile, e la gentilezza di un giovane che pur nella sua dimensione ritenuta “rozza” da chi occupava la prima classe, dimostrò tutta la sua nobiltà d’animo nel mettere in salvo la sua Rose. Lasciò a lei una tavola galleggiante che non avrebbe retto entrambi. Ma se questo è il finale del film, quello descritto da Roberta si incanala su un binario meno romantico, riportato nel suo racconto “My maiden voyage”, ovvero “Il mio viaggio inaugurale” pubblicato nel 1926. «Vi dico che io sono una sopravvissuta del Titanic - scriveva Roberta Maioni - capirete subito che la mia storia è la storia di una grande tragedia, ed anche dopo 14 anni il nome della sfortunata nave porta un brivido d’orrore».
Ritornata in Inghilterra, Roberta si sposò nel 1919. Non ebbe figli. Morì all’età di 71 anni nel 1963. Ma i suoi ricordi hanno lasciato una traccia importante nella ricostruzione di quel naufragio che proprio oggi compie 110 anni.
 

Ultimo aggiornamento: 11:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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