Camilla, tesi di laurea sul ruolo nella vittima nella messa alla prova: «Sogno di fare la criminologa»

Martedì 26 Dicembre 2023 di E.P.
Camilla De Pasqual

PONTE NELLE ALPI -  “Il ruolo della vittima nella sospensione del procedimento con messa alla prova” è stato il titolo della tesi con cui Camilla De Pasqual di Ponte nelle Alpi si è laureata (massimo dei voti e lode, come già aveva fatto alla maturità e poi con la laurea triennale) all’università degli studi di Padova, dipartimento di scienze politiche, giuridiche e studi internazionali. Relatrice era la professoressa Debora Provolo. L’elaborato della De Pasqual che ora si è iscritta ad un master in criminologìa, suo sogno fin da bambina, intendeva analizzare il ruolo assunto dalla vittima all’interno dell’istituto della sospensione del procedimento con messa alla prova per adulti e dei recentissimamente istituiti servizi di prossimità, i  cosiddetti sportelli per la messa alla prova. 


IL CONTESTO
Dopo aver scandagliato l’istituto della sospensione del procedimento con messa alla prova per adulti, contestualizzandolo all’interno dell’ordinamento italiano e delle modifiche apportate con la riforma Cartabia, De Pasqual ha proposto una panoramica sul ruolo assunto dalla vittima nel contesto dell’ordinamento penale italiano, in riferimento al paradigma della giustizia riparativa, soffermandosi sulla posizione della persona offesa nell’istituto in esame.

La ricerca presentata poi nel terzo capitolo si fonda sulla tesi che, nonostante i riferimenti normativi indichino il contrario, nel lavoro quotidiano la vittima non sia una figura centrale né all’interno dell’istituto della sospensione del procedimento con messa alla prova, né all’interno degli sportelli istituiti nei tribunali. De Pasqual, in particolare, ha analizzato durante il tirocinio curricolare molti fascicoli dell’Ufficio locale di esecuzione penale esterna di Padova e Rovigo riguardo la messa alla prova esecutiva approfondendo i reati che prevedono la presenza di una persona/parte offesa per evidenziare se e quali interventi per la riparazione del danno vengano messi in atto. Soffermandosi poi sugli sportelli previsti dalla normativa rispetto alla misura della messa alla prova, De Pasqual ha cercato di indicare il ruolo che viene dato alla persona offesa all’interno della misura della messa alla prova che si configura già come una forma di probation giudiziale. 


L’ESITO
«I risultati – spiega- hanno evidenziato come vengano preferite forme di ristorazione economica, ossia risarcimenti, rispetto ad altre forme riparative proprie della giustizia riparativa ed evidenziando come, all’interno degli sportelli per la messa alla prova, la figura della vittima sia marginale e non vengano nemmeno fornite informazioni sullo strumentario riparativo». 

Ultimo aggiornamento: 16:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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