Rasò a zero la bambina per punirla: mamma condannata a 40 giorni

Venerdì 7 Febbraio 2020
Un mamma condanna per aver rasato la figlioletta
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BELLUNO  - È stata condannata a 40 giorni di reclusione (pena sospesa) la mamma che aveva rasato a zero la sua figlioletta. Era una punizione perché la bambina faceva i capricci per andare a scuola, anche se la donna Ha sostenuto nel processo che lo avrebbe fatto per i pidocchi. L.M., romena 37enne residente a Belluno, era finita alla sbarra con l’accusa di abuso di mezzi di correzione. La sua difesa è stata smentita dalla telefonata che fece lei stessa quel giorno alla maestra della bimba: «Fa i capricci e non vuole venire a scuola: ho dovuto tagliarle i capelli». La bimba in lacrime aveva raccontato quello choc anche al padre al telefono. «Piangendo - ha detto l’uomo nel processo, in cui inizialmente era costituito parte civile - mi ha spiegato che era stata sottoposta al taglio dei capelli. L’ho vista il giorno dopo scoprendo che le erano stati rasati a zero, con la macchinetta. Mi ha raccontato che la mamma glieli aveva tagliati per punirla. Perché quella mattina non voleva andare a scuola. Così, dopo averla rasata, la lasciò a casa insieme alla babysitter». 

Rasata a zero per punizione, la madre indagata: «L'ho fatto per i pidocchi»


I fatti sono avvenuti nel periodo tra marzo e aprile 2017. Quando la piccola tornò a scuola senza capelli la maestra, per non farla sentire in imbarazzo, regalò a tutte le alunne femmine una bandana. Quella classe venne soprannominata “la classe delle bandane”, perché tutte le bimbe per solidarietà indossarono la bandana, come la piccola rasata a zero, fino a quando i capelli non furono cresciuti. 

Lo ha ricordato anche ieri nella sua requisitoria il pm Sandra Rossi, che ha chiesto la condanna della donna sottolineando tutte le prove raccolte con le testimonianze, compresa quella della maestra. Ha concluso: «Condannatela a 3 mesi».

«Giravano i pidocchi, li aveva appena presi e per questo le ho tagliato i capelli», aveva detto la mamma in aula.

Una versione confermata anche dalla babysitter con cui la bambina era rimasta a casa quel giorno. La bambinaia era stata chiamata come teste dalla difesa e ha confermato la versione data dalla madre. Su questo si è basata anche la difesa in tutto il processo dell’avvocato Francesco De Bona, che ha puntato sull’assoluzione. Alla fine però è arrivata la sentenza di condanna del giudice Cristina Cittolin: i motivi si consoceranno nei prossimi mesi.

Ultimo aggiornamento: 08:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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