Rimbalzate da pronto soccorso a reparto, la mamma: «Un’odissea per far visitare mia figlia»

Sabato 30 Luglio 2022 di Federica Fant
L'ospedale San Martino a Belluno
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BELLUNO - Scende dal Cadore con un’impegnativa per una visita dall’otorino per la bambina di 5 anni che lamenta una sorta di un corpo estraneo nell’orecchio ma farla visitare si rivela più complicato del previsto. È accaduto giovedì al San Martino di Belluno.

A raccontare la storia è la mamma della piccola, attraverso il suo avvocato. «Alcuni dipendenti Ulss volevano rifiutare la cura alla bimba perché erano le 15.40 mentre il servizio di ambulatorio chiude alle 16». La giovane mamma era partita da San Vito di Cadore dopo mezzogiorno e alle 13 aveva fatto una visita all’ospedale di Pieve di Cadore. Qui i sanitari le hanno fatto una impegnativa per andare al controllo a Belluno «per un corpo estraneo all’orecchio della piccola».

IL VIAGGIO VERSO BELLUNO

«Alle 14 chiamo il centralino, che ci passa il reparto e nessuno risponde. Poi parto per Belluno con la bambina dolorante che si lamenta». La giovane madre, che per ovvie ragioni preferisce non comparire, sta meditando se fare la segnalazione formale alla direzione sanitaria, ma è certa che quello che ha subito non sia un servizio all’altezza delle aspettative: «All’ambulatorio dell’otorino abbiamo trovato un’infermiera che ha cominciato a farmi difficoltà, mandandomi su e giù al pronto soccorso, rimbalzandomi per due volte, negandomi di fatto l’accesso all’ambulatorio, nonostante fossimo arrivate ben prima delle 16». Dopo il primo giro tra Pronto soccorso e Otorino, la donna torna in reparto e le viene risposto che l’orario dell’ambulatorio era ormai chiuso e che l’avrebbe mandate al pronto soccorso per fare il tampone. «Senza contare, cosa mi ha detto prima, cioé che l’impegnativa non era valida, che avrebbe dovuto chiamare il medico in reparto e non io». Alla fine la donna è scesa al Pronto soccorso in lacrime dicendo che l’infermiera le aveva sbattuto le porte perché l’orario di visita era terminato e non voleva procedere con il controllo alla bambina.

CASO RISOLTO

«Sono scoppiata a piangere dal nervoso, il sanitario ha avuto compassione e con tanta gentilezza è intervenuto rassicurandomi che avrebbe fatto lui qualcosa. Ha quindi chiamato l’otorino e mi sono calmata. Un ragazzo gentilissimo: è stato merito suo se si è riusciti a far visitare la bambina». Alla fine, la donna, è ritornata al reparto, bypassando la zona degli ambulatori e lì c’era un medico ad aspettarla. Solo a Belluno c’è il microscopio che ha ispezionato l’orecchio della bimba e che quindi ha risolto il problema per cui lamentava dolore. «Siamo dispiaciuti di questa situazione di disagio vissuto dalla mamma e dalla bambina - ha spiegato non appena informata la direttrice sanitaria dell’Ulss Dolomiti, Maria Caterina De Marco - probabilmente si è trattato di un problema di comunicazione, l’importante è che il caso sia stato risolto celermente».

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